venerdì, settembre 28, 2007

ASCOLTIAMO LA VOCE


Non c’è più sordo di chi non vuol sentire! E’ un’espressione che la dice lunga sulla realtà in cui tante volte ci troviamo anche noi. In effetti siamo poco abituati ad ascoltare. Nell’inganno di un continuo carnevale, frastornati dal chiasso, badiamo più all’apparenza e a come ci presentiamo, che alla sostanza e all’autenticità con noi stessi.
Se ascoltiamo la voce degli altri, ci accorgiamo che questo vale più del nostro correre, quando indaffarati nelle cose da fare passiamo sopra le relazioni con le persone. Anche quando stiamo insieme, spesso prevalgono il rumore, i nostri pensieri, i nostri tempi e le nostre musiche; ce la cantiamo e ce la suoniamo senza veramente essere aperti a chi ci è vicino. Non abbiamo tempo per vedere chi incontriamo e presi dai nostri progetti non ci accorgiamo di chi abbiamo davanti; non ci rendiamo conto delle situazioni, dei bisogni che ci sono, e in realtà perdiamo il nostro tempo. Da qui scaturiscono pure le incomprensioni e le rotture, le rivalità e le contese che rovinano la nostra vita. Marito e moglie, genitori e figli, parenti e vicini di casa, colleghi di lavoro, amici, rapporti che saltano, perché – diciamo la verità – non ascoltiamo, siamo pieni di noi stessi e dei nostri punti di vista, non siamo capaci di “farci uno” con l’altro, svuotando noi stessi, mettendoci nei suoi panni, imparando ad amare così, cominciando ad ascoltare. Che miracolo a questo punto: famiglie che si ricostruiscono, relazioni che vengono ricucite, rapporti che si ritrovano, affetti che riprendono vita.
Se ascoltiamo la voce di Dio, e non ci “mettiamo la maschera” davanti ai nostri occhi, sentiamo dentro di noi “una voce” spesso soffocata dal tran tran di ogni giorno, dalle preoccupazioni materiali, dal frastuono esterno, la voce dello Spirito che abita in noi. E’ la voce della coscienza che ci dice ciò che è giusto. E’ la voce di Dio che ci parla, che ci indica la sua volontà, che ci richiama ai suoi comandamenti, principalmente all’amore per lui e per il prossimo. Era un vero e proprio ritornello per l’antico popolo di Dio: “Ascolta, Israele: il Signore tuo Dio è l’unico Signore, tu lo amerai con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze e con tutta l’anima”… Era un vero e proprio modo di affrontare la vita per san Leonardo Murialdo; a lui da giovane si attribuiscono queste parole: “Ascolta e comprendi le voci dell’universo, della tua terra, della gente, la voce dei sofferenti, dei poveri, degli oppressi; solo così imparerai a leggere nei segni dei tempi e a sentire il richiamo di Dio e delle anime”. La sua Parola deve essere allora il nostro pane quotidiano.
Se ascoltiamo la voce di san Giuseppe, impariamo uno spirito particolare che ci aiuta a vivere in profondità ogni vicissitudine dell’esistenza. Maria, e anche Giuseppe, non badavano all’apparenza e non si fermavano alla superficialità delle cose: “le conservavano, meditandole nel proprio cuore”. E’ un vero e proprio “spirito mariano e giuseppino” quello di “vivere dentro”, con una spiccata attenzione all’interiorità, a capire le situazioni, vedendole con gli occhi della fede, leggendole con l’ottica lungimirante della speranza, vivendole con quell’amore che tutto crede, vince e sopporta. Ascolta dunque questa voce e non cestinarla! Arriva pure tramite un sito internet che puoi visitare: www.murialdo.org/sangiuseppe - abbiamo un indirizzo a cui puoi scriverci: santsgv@murialdo.org - c’è un telefono e un fax: 0815297691.
Dunque facci sentire anche tu la tua voce: inviaci messaggi e preghiere, testimonianze e richieste che possiamo presentare all’altare di san Giuseppe.

venerdì, settembre 21, 2007

LA CATTEDRALE DI SAN GIUSEPPE A BUCAREST


BUCAREST, 19set07 - Il prossimo 27 settembre potrebbe essere una data importante per salvare la cattedrale di San Giuseppe a Bucarest, monumento storico e architettonico. La cattedrale è in pericolo a causa della “costruzione illegale” vicina ad essa di un grattacielo di 20 piani, con altri 4 interrati. Il 27 settembre il Parlamento europeo con sede a Strasburgo si pronuncerà infatti sulla dichiarazione scritta “sulla necessità di adottare misure di tutela della cattedrale”, per la quale sono state già raccolte 371 firme tra i parlamentari europei. Ne mancano una ventina per farla passare. Nella dichiarazione si “condanna fermamente la costruzione illegale di detto grattacielo” e ci si impegna a trasmettere il documento alla Commissione, al Consiglio europeo, al governo romeno e alle istituzioni responsabili della tutela del patrimonio culturale europeo. Intanto, il 10 luglio scorso, la giustizia romena ha fermato i lavori del cantiere fino al termine della causa legale. “Siamo fiduciosi che la verità e il diritto vinceranno – afferma don Francio Ungureanu, dell’arcivescovado di Bucarest -. Ci stiamo difendendo da una grande ingiustizia perché il grattacielo è stato costruito violando la legge. In troppi hanno fatto finta di non vedere”. L’edificio, costruito in tempi record, è stato edificato fino all’ultimo piano, ma la cementificazione è arrivata a metà. “I nostri ingegneri ci hanno assicurato che si potrebbe smontare e ricostruire da un’altra parte - spiega don Ungureanu -. Nel frattempo continueremo la raccolta firme e altre iniziative di sensibilizzazione”.

(Sir – MANCINI)

venerdì, settembre 14, 2007

LA VIA DI GIUSEPPE - novena


E’ stato pubblicato un libretto di 32 pagine, curato dal nostro redattore p. Angelo Catapano e corredato dalle illustrazioni con i dipinti di p. Franco Verri. Come dice il titolo stesso, si tratta della presentazione della “Via di san Giuseppe” sviluppata in 9 tappe: l’annunciazione, lo sposalizio, il natale, la presentazione, la fuga in Egitto, la santa famiglia, la bottega di Nazaret, lo smarrimento e la morte. Potremmo dire che, come c’è una “Via Crucis” o una “Via Mariae”, c’è anche una “Via Ioseph”. Non solo, come evidenzia il sottotitolo “nella tua via la nostra via”, qui si mette in risalto che in questo cammino si può trovare la strada che, animati dallo spirito Giuseppino, abbiamo da percorrere anche noi: intraprendere la via giusta, mettere l’amore al primo posto, accogliere il Signore che viene, presentarlo al mondo, difenderlo nella nostra società, fare famiglia, lavorare in umiltà e carità, cercare ciò che vale di più, prepararsi all’ultima ora.
In effetti, come si afferma nel testo, quanto il Vangelo ci narra del “nostro santo” è poco, ma basta per farci intuire l’attrattiva della sua vita e la grandezza della sua missione. Spesso andiamo cercando persone e modelli a cui riferirci; il più delle volte quelli che la società reclamizza si rivelano inadeguati e contraffatti. Identificandoci in Giuseppe noi indoviniamo la via giusta, quella di un uomo formidabile e di una santità eccezionale. Se vogliamo, la sua storia può diventare in qualche misura anche la nostra storia, i suoi sogni i nostri sogni, la sua via la nostra via. Vediamo innanzitutto che Giuseppe è uomo di fede, amato e prediletto da Dio. Lungo l’arco dei secoli, ad iniziare con la genealogia da Abramo e dai patriarchi, il Signore aveva pensato a lui, che nella “pienezza del tempo” avrebbe congiunto l’antica e la nuova alleanza. Figlio di Davide, egli sarebbe stato in quella discendenza l’ultimo erede della promessa che avrebbe svelato l’attesa messianica.
Dall’ora iniziale dell’annunciazione a quella finale del suo passaggio alla vita eterna, la sua via ci si presenta come un vero e proprio itinerario di peregrinazione nella fede, modello paradigmatico del cammino di fede. La storia di san Giuseppe, per poco che ci si affacci sulla sua singolare esperienza, ci appare realmente come un percorso che ha da fare in qualche modo ogni uomo. La sua è una vita umanissima, vicina alla congerie delle situazioni comuni, di ognuno e di ogni tempo. La sua via si snoda attraverso alcuni fatti che possono rappresentare le tappe fondamentali su cui si sviluppa l’esistenza. Ogni cristiano vi si può rispecchiare e trovare la propria strada. I passi sono tracciati: intraprendere la via giusta, mettere l’amore al primo posto, accogliere il Signore, portare la sua presenza, difenderlo con coraggio, fare famiglia, lavorare in umiltà e carità, cercare ciò che vale di più, prepararsi all’ultima ora.

domenica, settembre 09, 2007

AMARE S. GIUSEPPE COME PADRE - Spiritualità giuseppina di p. Angelo Cuomo


Tra i propositi personali di padre Angelo Cuomo è scritto: “vivere la mia giornata come S. Giuseppe, nella guida amorosa della Famiglia di Nazaret – preghiera – lavoro – obbedienza – nascondimento”. C’è un quaderno in cui sono raccolti i suoi appunti sul Custode del Redentore. Si domanda: chi è san Giuseppe? e si immagina la risposta che darebbero Maria e Gesù. Lo sente particolarmente vicino nella fede, nelle prove e nelle responsabilità; si chiede: quando è stato sicuro del domani? Sottolinea l’amore di Dio che lo ha prediletto fin dall’eternità donandogli, con Gesù e Maria, i tesori più preziosi. Si sente attratto da quel suo silenzio che ha molto da dire, da quella sua vita tanto oscura e nascosta all’apparenza quanto luminosa e splendente interiormente. Ben si ricorda del quadro del Noviziato, del dipinto di Enrico Reffo che raffigura la Santa Famiglia, con san Giuseppe come ombra che protegge la Sposa e il Figlio. Il suo santo appare proprio come “l’ombra del Padre”, nella sua alta missione di fargli le veci nei riguardi di Gesù. Riflette: “S. Giuseppe ha avuto l’onore di comandare a Cristo… anche noi possiamo e dobbiamo fare della nostra vita un apostolato operando nel settore da Dio destinato a ciascuno di noi”. Elenca quindi i motivi per onorare il santo, le doti che deve avere una retta devozione, le sue insigni virtù. Medita sullo sposalizio di san Giuseppe, sull’educazione del Figlio, sullo smarrimento e il ritrovamento al tempio. Considera la sua morte invidiabile tra le braccia di Gesù e Maria, la sua gloria in Cielo, il culto che occorre tributargli. Si sofferma sul potere di intercessione del santo e sul suo patrocinio, come protettore degli afflitti, patrono delle anime interiori, della Chiesa universale. E’ il custode e il difensore della purezza, della Vergine Madre e del Figlio divino, di conseguenza anche della nostra. E’ “il santo di tutte le categorie”, dei poveri e dei tribolati, degli sposi e degli operai, dei profughi e degli esiliati. Giuseppe ai piccoli presenta Gesù Bambino, ai giovani Gesù adolescente. Inquadra la festa di san Giuseppe nella teologia, nella storia e nella tradizione, evidenziandone la preminenza su tutti gli altri santi.
San Giuseppe, osserva padre Angelo, esercita la sua paternità su tutta la Chiesa, analogamente a quanto fa Maria con la sua maternità nei nostri confronti, dal momento che a Lei siamo stati consegnati da Gesù in croce: “Tutti i figli di questa Madre, generati da Lei in cooperazione con lo Spirito Santo, appartengono anche a S. Giuseppe suo sposo; ‘tuo padre e io dolenti ti cercavamo’”. Siamo infatti “cercati” dal nostro santo e la grazia è dunque essere da lui “ritrovati”. Da parte nostra ci dev’essere allora la scelta di vivere con lui, in ogni circostanza ed età dell’esistenza. “Si tratta di considerare ed amare S. Giuseppe come padre e di essere da lui riamati”. Essendo tale l’ordine stabilito da Dio, osserva che è giusto che insieme all’altare di Maria non manchi in ogni chiesa quello di san Giuseppe. Modello di dedizione totale, di vita di fede e di interiorità, è da accogliere come grande aiuto nel cammino di fede di ognuno; “tutto pieno di Gesù nella generosa corrispondenza della grazia di cui aveva in custodia la stessa sorgente… la sua vita si può compendiare in un’adesione continua alla volontà di Dio, in una totale conformità, in un completo abbandono che lo mette in situazioni delicate, oscure, penose”. San Giuseppe si presenta esattamente come il santo della volontà di Dio, da cui copiare l’adesione costante ai piani del Signore, per quanto a volte incomprensibili o diversi dai nostri, e a cui affidarsi con piena fiducia. Conviene pregarlo, come tanti suoi devoti: “Ho pregato Gesù che mi desse come Padre S. Giuseppe, come mi diede come madre Maria, e di mettere nel mio cuore questo amore filiale”. Non bisogna dimenticare che è il protettore specialmente di tutte le famiglie cristiane, in particolare dei papà. L’esemplarità della Santa Famiglia, di Gesù, di Giuseppe e di Maria, non manca di attualità. In un’omelia agli sposi padre Angelo sottolinea: “Avete scelto S. Giuseppe perché benedicesse il vostro matrimonio, ebbene questa vostra scelta è per voi un impegno d’onore e d’amore che voi oggi assumete per dare alla vostra famiglia l’impronta della famiglia di Nazareth”. L’auspicio è che non solo ogni singola famiglia, ma l’intera Chiesa come Famiglia di Dio si rimodelli sull’esempio di Nazaret. E’ vero dunque quanto ha affermato il padre generale Paolo Mietto (oggi vescovo del Vicariato missionario del Napo in Ecuador) nell’estremo saluto a padre Angelo: “S. Giuseppe era il suo ‘tipo’, e quando ne parlava traspariva dal suo volto e dalle sue parole tutta la sua fiduciosa illuminata confidenza nell’intercessione del nostro Santo Patrono, che egli riconosceva come privilegiato strumento della Divina Provvidenza in tutta la sua opera, l’opera sua spirituale e l’opera sua fatta di tanti mattoni”. Negli anni ’80 un suggello di tale patrocinio, a perpetua memoria, è espressivamente esplicitato nel quadro del pittore Pietro Favaro installato nella chiesa di Cristo Re, dove san Giuseppe è raffigurato sorridente sullo sfondo dell’Opera a lui dedicata.

domenica, settembre 02, 2007

FIDUCIA IN SAN GIUSEPPE - Spiritualità giuseppina di padre Angelo Cuomo


Spesso negli scritti e nella corrispondenza padre Angelo Cuomo mette in cima alla pagina la sigla “IMI” (Iesus Maria Ioseph – Gesù Maria Giuseppe), o anche “viva S. Giuseppe”, che riprende una certa tradizione al riguardo (risalente tra gli altri al Murialdo fondatore), ma che pure è indicativa del suo attaccamento a Maria e al suo Sposo. Scrivendo al Superiore generale, nel difficile momento della paventata chiusura della presenza giuseppina a Lucera (Foggia), padre Angelo mette esplicitamente in preventivo l’aiuto del suo santo. “S. Giuseppe, in cui onore ogni mercoledì facciamo una funzioncina speciale, non ci abbandonerà”. “Preghiere continue a S. Giuseppe ci hanno fatto toccare con mano l’aiuto sensibile del nostro Santo”. “ Io credo che sia un’offesa che facciamo a S. Giuseppe. Invitiamo gli altri ad aver fiducia in S. Giuseppe, e noi che siamo giuseppini non abbiamo fiducia in S. Giuseppe... Datemi un anno di tempo, e vi assicuro che S. Giuseppe ci aiuterà e risolveremo ogni cosa… E’ possibile che S. Giuseppe vorrà vedere cancellato da Lucera il suo nome; ci farà questo rifiuto quando noi manteniamo accesa la fiaccola della sua devozione?”. Al Superiore spiega: “come vede S. Giuseppe lavora in silenzio e va piano… con un poco di pazienza si farà tutto”. In un’altra lettera dice di comprendere che la situazione è delicata, ciononostante dichiara: “ho fiducia che S. Giuseppe non deluderà le nostre speranze”; e fa altrettanto un po’ in tutti i suoi messaggi: “speriamo che S. Giuseppe voglia spianare e far superare anche questa difficoltà”; “se S. Giuseppe vuole si potrà tutto”; “S. Giuseppe ha smussato le angolosità”, in riferimento alla donazione del terreno da parte dei benefattori; “solo un miracolo di S. Giuseppe può capovolgere la situazione”. All’occorrenza è audace: “certo che ci vuole prudenza…, ma fiducia in S. Giuseppe e nella Provvidenza”. Pur non volendo essere imprudente, è chiaro che per lui il piatto della bilancia pende sulla seconda parte. La creatura di padre Angelo è l’Opera san Giuseppe di Lucera, di cui può essere considerato il fondatore. Sul suo prospetto principale, che dà sulla piazzetta antistante, in alto c’è una nicchia con una bella statua di san Giuseppe in marmo bianco di Carrara che presenta Gesù Bambino, installata il 19 marzo del 1953. Si ricorda che proprio mentre gli operai stanno tirandola su per collocarla, rischia di sfuggire dalle corde; proprio in quel momento arriva padre Angelo che con un grido avverte che sta cadendo e così viene salvata. Rimane purtroppo in una posizione ora un po’ nascosta, in quanto gli alberi antistanti diventati alti ne coprono la visuale. Per di più popolarmente la struttura viene indicata come “Opera nuova” o come parrocchia di Cristo Re, piuttosto che come “Opera san Giuseppe”, come invece si chiama. Ancora una volta pare che questo nostro santo sia avvolto dal nascondimento. Silenzio e vita nascosta di Giuseppe a Nazaret che hanno avuto ampio influsso nella storia di padre Angelo, nella sua operosità di tanti anni senza rumori di cronaca, nell’ordinarietà di una vita quotidiana sacerdotale e giuseppina. Non per niente difende con forza e determinazione il titolo dato: “E’ san Giuseppe che ha realizzato l’Opera con la sua protezione, col suo aiuto. Ecco perché quando si voleva cambiare la dizione ‘Opera san Giuseppe’ con l’altra, ‘Cristo Re’, io mi opposi. No! San Giuseppe è stato il primo protettore e tale resterà”. Per padre Angelo non c’è dubbio: l’Opera di Lucera si è potuta realizzare grazie a san Giuseppe, perciò non può chiamarsi diversamente, dato che è opera sua. Anzi, già la paventata chiusura della presenza giuseppina è stata superata mediante il suo intervento. Le cronache del tempo dichiarano senza mezzi termini: “Non possiamo tacere che a scongiurare la chiusura dell’Opera intervenne, in modo prodigioso, il grande Patrono S. Giuseppe, al Quale nel caso oramai disperato, si raccomandarono con insistente preghiera e con mirabile fiducia quei giovani, grandi e piccoli, animati, sostenuti dal loro ardimentoso Direttore, P. Angelo: la grazia fu fatta e i Giuseppini potranno continuare il loro lavoro tra quella cara e buona gioventù lucerina”. I fondi li trova col suo aiuto e le cassette che mette nei negozi per raccogliere le offerte sono “il salvadanaio di san Giuseppe”. Fin dall’inizio, in mezzo ai debiti e ancora con la massima parte del lavoro da fare, dichiara apertamente: “dobbiamo ringraziare S. Giuseppe per quello che si è fatto”. Carpentiere, falegname e costruttore nella Santa Famiglia a Nazaret san Giuseppe; carpentiere del Signore, costruttore dell’Opera e delle anime a Lucera padre Angelo.