giovedì, giugno 28, 2012

UN NOME CHE DICE CRESCITA

            San Giuseppe e la sua paternità educativa è il tema specifico di questa riflessione. In lui si trova una ”porta aperta” da non trascurare per entrare e procedere speditamente nel cammino, tanto più in quest’Anno della Fede. Fa piacere considerare che il suo nome si è così diffuso nel mondo da risultare tra i primi, esattamente il primo tuttora in Italia. E’ augurabile che continui ad essere scelto al momento del battesimo, auspice il primo di tutti i santi. Possiamo dire subito che la sua missione di padre e di educatore è così rappresentativa ed emblematica, vicina alla comune e più genuina esperienza umana, che ancora tanti portano il suo nome, con tutte le molteplici varianti al maschile o al femminile, con svariati diminutivi e vezzeggiativi, adoperati nelle lingue e nell’uso popolare. E’ un nome bello e ricco di significato, dall’originale ebraico Yohsèf, e di conseguenza in greco e in latino Ioseph, che significa “Dio ha fatto crescere – Il Signore ha aggiunto”. E’ proprio vero: Dio ha “fatto crescere” Giuseppe e attraverso di lui il Figlio divino. Col suo esempio paterno e la sua intercessione fa crescere gli uomini e li aiuta nel cammino educativo. E’ proprio vero: nella pienezza del tempo, per compiere il suo piano di salvezza, Dio ha pensato a lui, lo ha scelto e lo ha “aggiunto” – personaggio non secondario - al mistero dell’Incarnazione. Questo mistero è già in prospettiva della Redenzione, come dice la liturgia della sua solennità del 19 marzo: “alla sua premurosa custodia Dio ha affidato gli inizi della nostra redenzione”. Non si tratta di interessarsi ad una figura marginale, ma a chi porta direttamente alle fonti della salvezza. Non è una devozione d’altri tempi o un semplice santino da mettere in tasca. C’è chi ritiene sia un argomento di scarsa importanza, ma non lo è. Nel documento a lui dedicato da Giovanni Paolo II, intitolato “Redemptoris Custos” (= RC), sintesi del magistero giuseppino, viene affermato chiaramente: “San Giuseppe è stato chiamato da Dio a servire direttamente la persona e la missione di Gesù mediante l’esercizio della sua paternità: proprio in tal modo egli coopera nella pienezza dei tempi al grande mistero della redenzione” (RC 8). Il medesimo Papa vede in lui il paradigma di ogni servizio e ministero. Non solo la famiglia, ma anche il sacerdozio e l’episcopato (e il papato!) trovano ispirazione in lui. Per cui confida: “L’episcopato è, indubbiamente, un ufficio, ma bisogna che il vescovo lotti con ogni energia per non diventare un ‘impiegato’. Egli non deve dimenticare di essere un padre. Quando penso a chi potrebbe essere considerato come aiuto e modello per tutti i chiamati alla paternità – nella famiglia o nel sacerdozio, e tanto più nel ministero episcopale – mi viene in mente san Giuseppe” (Alzatevi, andiamo!, Mondadori, 2004, p. 106). Il titolo di padre di Gesù, prima ancora che di sposo di Maria, gli appartiene originalmente, ed è titolo più che sufficiente per attirare la nostra attenzione. Per lo stesso titolo è chiamato all’altissima missione di educatore del Signore. Il biblista giuseppino p. Giuseppe Danieli afferma: “Giuseppe è l’unico uomo che ha educato alla vita il Figlio di Dio divenuto bambino, l’unico che, sicuramente, ha insegnato a Gesù. O meglio, è l’unico uomo dal quale, con certezza, il Figlio di Dio ha voluto essere educato, istruito e preparato alla vita” (Incontri con san Giuseppe nella Parola di Dio, Libreria Editrice Murialdo, 2009, p. 26). E’ da condividere il giudizio di p. Tarcisio Stramare, tra i più noti studiosi giuseppini: “Nel passato i titoli di san Giuseppe venivano elencati iniziando da quello di ‘sposo della Beata Vergine Maria’. Tenendo conto di quanto abbiamo detto circa la predestinazione di san Giuseppe e del suo ruolo nel piano della salvezza, si comprende come l’Esortazione apostolica Redemptoris custos metta in primo piano, invece, il titolo della paternità”. Occorre aggiungere che insieme alla sua Sposa, non c’è nessuno più evangelico e cristocentrico di lui, capace di innestarci in profondità nel mistero di Cristo e della Chiesa. Credo che questo personaggio sia ancora lontano dall’essere compreso nella sua importanza e peculiarità. Solo il Figlio e la Sposa d’altronde conoscono il suo segreto e lo possono mostrare. Da loro bisogna partire per il cammino educativo che qui viene presentato. Fa piacere poi che la festa di san Giuseppe, allo sbocciare della primavera, sia indicata per la festa non solo di coloro che portano il suo nome, ma di tutti i papà e del Papà per eccellenza, che viene riconosciuto nella sua paternità. Un nome che già dalla sua etimologia fa pensare alla “crescita” di ognuno. Nell’odierna società “senza padre”, dove spesso è trascurata la figura paterna e misconosciuta la sua autorevolezza, viene a proposito il suo modello da riscoprire come padre di Cristo e della Chiesa.
Angelo Catapano