mercoledì, giugno 04, 2008

LA VOCAZIONE GIUSEPPINA



Rispondere alla vocazione alla quale siamo chiamati è indubbiamente quanto di meglio possiamo fare. Quantomeno non ci troviamo nella situazione di chi vede la vita come un tunnel oscuro in cui non esiste via d’uscita o come un enigmatico labirinto senza direzione di percorso.
Abbiamo la vocazione alla vita: la chiamata a rispettarla, custodirla e difenderla in noi e negli altri. E’ il dono prezioso che ci ritroviamo tra le mani, senza che l’abbiamo voluto. Cercare il senso dell’esistenza e perseguirlo è il primo compito da affrontare. Non è proprio il caso di passare il tempo “alla giornata” e di sprecare così i nostri giorni come capita: la superficialità con la quale spesso andiamo avanti (o indietro?!) ci porta poi a raccogliere amare conseguenze in noi e attorno a noi. Tanti non ci pensano, rincorrono miraggi e rimangono vuoti. La nostra vita si arricchisce invece nella misura in cui la riempiamo di senso. Ci conviene dare una risposta seria al perché viviamo, proprio per non arrivare alla fine a dover vedere che l’abbiamo trascorsa inutilmente o addirittura dannosamente senza aver concluso nulla. E’ importante darsi un progetto e cercare di raggiungerlo, tanto più nell’età della giovinezza e delle scelte più importanti. Molti hanno fatto questa esperienza: la vita è bella – e piena di gioia – se vissuta nel servizio e nell’amore. Perché non provare?

Abbiamo la vocazione cristiana: Cristo Gesù è risorto, ed ora, vivo in mezzo a noi, ci chiama continuamente, ogni giorno, a seguirlo. Si è fatto “servo per amore” e ci chiama espressamente all’amore. Innanzitutto all’amore per Dio, dato che siamo figli immensamente amati dal Padre celeste, e all’amore per il prossimo, specialmente chi è maggiormente bisognoso. Lo scopo della vita, ci fa capire il Signore, sta esattamente nel vivere da figli di Dio e da fratelli tra noi, esprimendo nelle scelte e nei fatti dell’esistenza questa figliolanza e questa fraternità. Se siamo intelligenti, non abbiamo diritti da rivendicare e progetti nostri da far valere, ma semplicemente riconosciamo quello che siamo: creature nelle mani del Creatore. La chiave dell’esistenza sta nel rapporto di Gesù con il Padre: “Non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu” (Mc 14,36). Allora quello che importa nella vita è metterci nelle mani di Dio e fare la sua volontà, il più possibile, momento per momento, nell’attimo presente. Ci viene in aiuto anche san Leonardo Murialdo che ci dice: “siamo nelle mani di Dio, siamo in buone mani”.

Abbiamo la vocazione giuseppina: lettori, amici, devoti, laici e religiosi, nel nome di san Giuseppe, troviamo nel nostro Patrono una chiamata ad una missione e ad un modello di vita. Sappiamo bene che siamo amici di san Giuseppe se non solo lo invochiamo, ma ci impegniamo ad imitare il suo stile e il suo esempio di santità. Davvero il nostro santo è straordinario nel seguire con fedeltà e ubbidienza a tutta prova la volontà di Dio che stravolge la sua vita! E’ una grazia per noi poter ricalcare almeno un po’ le sue virtù, nel lavoro, in famiglia, nella fede e nell’accoglienza del Signore. Noi poi, che siamo consacrati come Giuseppini del Murialdo, abbiamo un motivo in più per invocarlo come protettore della nostra scelta di vita religiosa. Ci aiuti lui a riscoprire la nostra vocazione giuseppina, in modo da essere più fedeli e trasparenti nell’identità e nell’servizio, in tutto ciò che siamo chiamati ad essere e a fare.


Angelo Catapano