mercoledì, aprile 23, 2008

PATRIARCA PADRE PATRONO


Giuseppe come Abramo. Come all’inizio della storia della salvezza troviamo Abramo, così all’inizio della nostra redenzione troviamo Giuseppe. Non a caso la liturgia della solennità di san Giuseppe, con il brano della lettera di Paolo ai Romani (4,13-22) abbina i nostri due personaggi. L’accostamento, a ben guardare, è quanto mai ricco di significato.
Ultimo Patriarca: nel passato si usava di più tale titolo nei riguardi del nostro santo, che lo ricollega alla serie di tutti gli altri Patriarchi che l’hanno preceduto nell’antica alleanza, a cominciare da Abramo 1800 anni prima. Tutti e due chiamati in modo singolare da Dio in un’impensata e sconvolgente avventura, si trovano a dover lasciare i propri progetti e ogni sicurezza per affrontare un’incredibile missione. Si trovano a dover credere a promesse al confine tra i sogni e la realtà. Sono chiamati ad andare contro l’apparenza e a sperare contro ogni speranza; per uno la terra promessa che non si sa dove sia, per l’altro la terra dell’esilio e del nascondimento; per uno un patto nella carne e nel sangue, per l’altro un’alleanza nuova ed eterna; per uno un figlio che tarda a venire, per l’altro un figlio che non è proprio ma di Dio stesso; per uno Isacco da sacrificare su un monte, per l’altro Gesù che si sacrifica per la salvezza del mondo. Davvero, san Giuseppe Patriarca, in cui si compiono le antiche promesse, anello di congiunzione tra l’inizio e la fine di tutta una storia nell’attesa di Colui che deve venire.
Padre nella fede: la fede eccezionale di Abramo si rispecchia in quella di Giuseppe - straordinario personaggio biblico o meglio evangelico - totalmente votato alla volontà di Dio, ad essere segno e strumento della stessa paternità divina, ad accogliere come autentico figlio Chi gli viene donato dal Cielo, a prendere nella propria casa Maria come Sposa con amore insuperabile, forte e casto; testimone della fede a Betlemme e a Gerusalemme, al momento che il Bimbo nasce, lo porta alla circoncisione e lo presenta al tempio; della fede che l’accompagna anche nel momento della persecuzione e della fuga in Egitto e che lo rende immagine nuova dell’antico esodo di Mosè e dei suoi padri nel deserto; la fede che gli fa vedere quello che gli altri non vedono nell’ordinarietà del lavoro e della vita a Nazaret; la fede che lo porta ad insegnare a quel figlio la legge e i comandamenti, la preghiera, l’amore e la giustizia; la fede che lo fa trasalire quando smarrisce Gesù a 12 anni e che lo fa rinascere al momento che lo ritrova. Davvero “Padre nella fede” san Giuseppe, superiore ai Padri del Vecchio Testamento.
Patrono della Chiesa: come la promessa divina ad Abramo riguarda la sua paternità verso una discendenza numerosa “come le stelle del cielo e i granelli della sabbia del mare”, popolo costituito dagli Ebrei di cui è capostipite e da tutti i cristiani che alla sua fede si rifanno, tanto più ciò si realizza in san Giuseppe. Capo della santa Famiglia a Nazaret, è chiamato ad esercitare la sua paternità sulla grande Famiglia di Dio nel tempo e nello spazio, che è la Chiesa. In lui vediamo quindi il “Padre della Chiesa”, un po’ come in Maria vediamo la “Madre della Chiesa”, di cui siamo costituiti figli. Sappiamo di trovare in lui il Patrono e il protettore di tutti i fedeli, come è stato solennemente dichiarato nel 1870. Il suo patrocinio è in realtà una vera e propria paternità che esercita nei nostri confronti. Come a suo tempo ha custodito e difeso Gesù, così oggi custodisce e difende dal Cielo i suoi “figli” nel mondo. Riconosciamoci allora come tali e impariamo a vedere in lui non solo il Patriarca e il Patrono, ma anche il Padre che ci assiste e ci guida, a cui ci possiamo rivolgere con affetto di figli e in cui troviamo il riflesso stesso del Padre celeste.


Angelo Catapano