domenica, settembre 09, 2007

AMARE S. GIUSEPPE COME PADRE - Spiritualità giuseppina di p. Angelo Cuomo


Tra i propositi personali di padre Angelo Cuomo è scritto: “vivere la mia giornata come S. Giuseppe, nella guida amorosa della Famiglia di Nazaret – preghiera – lavoro – obbedienza – nascondimento”. C’è un quaderno in cui sono raccolti i suoi appunti sul Custode del Redentore. Si domanda: chi è san Giuseppe? e si immagina la risposta che darebbero Maria e Gesù. Lo sente particolarmente vicino nella fede, nelle prove e nelle responsabilità; si chiede: quando è stato sicuro del domani? Sottolinea l’amore di Dio che lo ha prediletto fin dall’eternità donandogli, con Gesù e Maria, i tesori più preziosi. Si sente attratto da quel suo silenzio che ha molto da dire, da quella sua vita tanto oscura e nascosta all’apparenza quanto luminosa e splendente interiormente. Ben si ricorda del quadro del Noviziato, del dipinto di Enrico Reffo che raffigura la Santa Famiglia, con san Giuseppe come ombra che protegge la Sposa e il Figlio. Il suo santo appare proprio come “l’ombra del Padre”, nella sua alta missione di fargli le veci nei riguardi di Gesù. Riflette: “S. Giuseppe ha avuto l’onore di comandare a Cristo… anche noi possiamo e dobbiamo fare della nostra vita un apostolato operando nel settore da Dio destinato a ciascuno di noi”. Elenca quindi i motivi per onorare il santo, le doti che deve avere una retta devozione, le sue insigni virtù. Medita sullo sposalizio di san Giuseppe, sull’educazione del Figlio, sullo smarrimento e il ritrovamento al tempio. Considera la sua morte invidiabile tra le braccia di Gesù e Maria, la sua gloria in Cielo, il culto che occorre tributargli. Si sofferma sul potere di intercessione del santo e sul suo patrocinio, come protettore degli afflitti, patrono delle anime interiori, della Chiesa universale. E’ il custode e il difensore della purezza, della Vergine Madre e del Figlio divino, di conseguenza anche della nostra. E’ “il santo di tutte le categorie”, dei poveri e dei tribolati, degli sposi e degli operai, dei profughi e degli esiliati. Giuseppe ai piccoli presenta Gesù Bambino, ai giovani Gesù adolescente. Inquadra la festa di san Giuseppe nella teologia, nella storia e nella tradizione, evidenziandone la preminenza su tutti gli altri santi.
San Giuseppe, osserva padre Angelo, esercita la sua paternità su tutta la Chiesa, analogamente a quanto fa Maria con la sua maternità nei nostri confronti, dal momento che a Lei siamo stati consegnati da Gesù in croce: “Tutti i figli di questa Madre, generati da Lei in cooperazione con lo Spirito Santo, appartengono anche a S. Giuseppe suo sposo; ‘tuo padre e io dolenti ti cercavamo’”. Siamo infatti “cercati” dal nostro santo e la grazia è dunque essere da lui “ritrovati”. Da parte nostra ci dev’essere allora la scelta di vivere con lui, in ogni circostanza ed età dell’esistenza. “Si tratta di considerare ed amare S. Giuseppe come padre e di essere da lui riamati”. Essendo tale l’ordine stabilito da Dio, osserva che è giusto che insieme all’altare di Maria non manchi in ogni chiesa quello di san Giuseppe. Modello di dedizione totale, di vita di fede e di interiorità, è da accogliere come grande aiuto nel cammino di fede di ognuno; “tutto pieno di Gesù nella generosa corrispondenza della grazia di cui aveva in custodia la stessa sorgente… la sua vita si può compendiare in un’adesione continua alla volontà di Dio, in una totale conformità, in un completo abbandono che lo mette in situazioni delicate, oscure, penose”. San Giuseppe si presenta esattamente come il santo della volontà di Dio, da cui copiare l’adesione costante ai piani del Signore, per quanto a volte incomprensibili o diversi dai nostri, e a cui affidarsi con piena fiducia. Conviene pregarlo, come tanti suoi devoti: “Ho pregato Gesù che mi desse come Padre S. Giuseppe, come mi diede come madre Maria, e di mettere nel mio cuore questo amore filiale”. Non bisogna dimenticare che è il protettore specialmente di tutte le famiglie cristiane, in particolare dei papà. L’esemplarità della Santa Famiglia, di Gesù, di Giuseppe e di Maria, non manca di attualità. In un’omelia agli sposi padre Angelo sottolinea: “Avete scelto S. Giuseppe perché benedicesse il vostro matrimonio, ebbene questa vostra scelta è per voi un impegno d’onore e d’amore che voi oggi assumete per dare alla vostra famiglia l’impronta della famiglia di Nazareth”. L’auspicio è che non solo ogni singola famiglia, ma l’intera Chiesa come Famiglia di Dio si rimodelli sull’esempio di Nazaret. E’ vero dunque quanto ha affermato il padre generale Paolo Mietto (oggi vescovo del Vicariato missionario del Napo in Ecuador) nell’estremo saluto a padre Angelo: “S. Giuseppe era il suo ‘tipo’, e quando ne parlava traspariva dal suo volto e dalle sue parole tutta la sua fiduciosa illuminata confidenza nell’intercessione del nostro Santo Patrono, che egli riconosceva come privilegiato strumento della Divina Provvidenza in tutta la sua opera, l’opera sua spirituale e l’opera sua fatta di tanti mattoni”. Negli anni ’80 un suggello di tale patrocinio, a perpetua memoria, è espressivamente esplicitato nel quadro del pittore Pietro Favaro installato nella chiesa di Cristo Re, dove san Giuseppe è raffigurato sorridente sullo sfondo dell’Opera a lui dedicata.