giovedì, maggio 17, 2007

GIUSEPPE DI NAZARET


L’originalità di questo testo – in coedizione della Libreria Editrice Murialdo e dell’Ancora - sta nel suo autore, che è un ebreo convertito al cristianesimo. Vive in Francia, dove ha fondato la Comunità delle Beatitudini; è sposato e diacono permanente. Proprio questo suo retroterra gli permette di “entrare” più di altri nella “storia” di Giuseppe, quantomeno rispettosa della cultura e della tradizione di quell’ebraismo di cui era osservante il nostro santo. E’ condivisibile la presentazione offerta dalla copertina: “La Bibbia presenta Giuseppe come l’uomo dei sogni e del silenzio, il ‘padre’ di Gesù, il carpentiere di Nazaret, lo ‘sposo’ di Maria. La tradizione lo venera patrono della Chiesa universale, lo propone come esempio per i lavoratori, sostegno degli amministratori, conforto dei morenti. Questo libro, attingendo magistralmente alla tradizione ebraica, alla pagina biblica e alla storia della Chiesa, presenta san Giuseppe come padre – icona e ombra del Padre che è nei cieli – che accompagna e assiste la Chiesa nel suo pellegrinaggio. Alle soglie del terzo millennio, in una società senza padri, questo antico patriarca è presentato come modello di paternità per le nuove generazioni. Una lettura nuova, profonda e affascinante, della figura di Giuseppe”. Si parte dal Giuseppe della storia – “inchiesta su un uomo chiamato Giuseppe” - , si passa alla scoperta del mistero di Giuseppe nella tradizione viva della Chiesa, ci si sofferma su Giuseppe come ci è rivelato dallo Spirito o come egli stesso si rivela (le sue beatitudini) e si conclude con un’appendice (Louis Martin padre di S. Teresina e raccolta di preghiere).
La prima parte rimane quella più interessante. Non mancano espressioni forti e suggestive. “Immaginiamo Giuseppe, in alcuni giorni di shabbat, mentre porta Gesù bambino in braccio, oppure partecipa alla processione della Torah: ecco che lo percorre lo stesso brivido, lo invade la stessa grazia santificante, la stessa intensità di percezione della presenza di Dio. Come se ci fosse un’identità e una continuità perfetta e misteriosa tra il Bambino e il rotolo. Il Cristo in effetti è la Torah vivente; è il Libro aperto dell’amore rivelato del Padre, la presenza reale del Libro (p. 42). Giuseppe non è il padre naturale di Gesù, il suo seme non lo ha generato, ma egli ha messo Gesù Bambino al mondo, anzi, nel mondo della storia di Israele, della pratica della Torah, delle usanze ebraiche, della liturgia, dell’etica, di un comportamento unico che universalmente distingue gli ebrei (p. 48). Giuseppe di Nazaret, lo sposo della Vergine Maria, è colui che svolge con saggezza e grazia il ruolo di padre; la sua paternità nei confronti di Gesù Bambino, e nei nostri, è autenticamente e spiritualmente simbolica. A immagine del Padre che è nei cieli, Giuseppe detiene l’autentica autorità, quella che si definisce con un atto che fa crescere e vivere” (p. 51). In effetti, secondo l’etimologia ebraica del nome, Giuseppe è proprio colui “che fa crescere”.

Frère Ephraim, Giuseppe di Nazaret, LEM-Ancora, pp. 201