domenica, febbraio 11, 2007

LA FESTA DI SAN GIUSEPPE


Quella di san Giuseppe è una delle ricorrenze più popolari, più tradizionali e più sentite. Il nome del santo, il cui significato è "Dio ha aggiunto", è sicuramente uno dei più comuni ed infatti sono moltissimi in Italia e all'estero coloro che il 19 marzo festeggiano il proprio onomastico.
Cercando nell'origine storica della ricorrenza, si giunge al 1349 allorché un sacerdote di Parma, Donnino Raimondi, istituì un "beneficio", in cui tra l'altro si stabiliva che "si deve rendere onore a S. Giuseppe il giorno 26 luglio".
Cinquant'anni dopo, nel 1399, i Francescani nel Capitolo Generale dell'Ordine, tenuto ad Assisi, decisero di celebrare ogni anno la festa di san Giuseppe fissandola al giorno 19 marzo, giorno in cui venne confermata in seguito da Papa Sisto V, anch'egli francescano.
Nel 1621 Papa Gregorio XV rese la festa obbligatoria e di precetto, mentre nel 1726
Papa Benedetto XIII aggiunse il nome di san Giuseppe nella litania dei santi.
Infine Papa Pio IX, 1'8 dicembre 1870, in un momento piuttosto difficile per l'umanità e per la Chiesa, proclamò san Giuseppe Patrono della Chiesa Universale.
A sua volta, parlando del fiducioso ricorso dei fedeli a san Giuseppe, papa Leone XIII così si espresse: "...La Sacra Famiglia che S. Giuseppe resse e governò con autorità di padre, era l’inizio della Chiesa... Su questa famiglia... egli esercita un'autorità paterna, appunto perché è lo sposo di Maria e il padre di Gesù...'. Allo stesso santo inoltre dedicò un'enciclica, la "Quamquam Pluries", e sempre Leone XIII compose la famosa e bella preghiera « A te, o beato Giuseppe...».
Altri pontefici incrementarono sempre più la-devozione verso il santo sposo di Maria Vergine: Pio XII, che nel 1955 istituì per il primo maggio la festività di san Giuseppe artigiano; papa Giovanni XXIII, che nel 1961 inserì il nome di Giuseppe, dopo quello di Maria, nel canone della Messa e dichiarò inoltre l'umile falegname di Nazareth patrono speciale del Concilio Ecumenico Vaticano II.
Da ultimo l'attuale Giovanni Paolo II, il 15 agosto 1989, indirizzò alle comunità cristiane l'esortazione apostolica "Redemptoris Custos", riguardante appunto la figura e la missione di san Giuseppe.
Il nostro santo, com'è noto, è anche patrono di varie città e paesi non soltanto italiani.
Sotto l'aspetto liturgico, c'è poi da ricordare che il più antico "ufficio" in onore del santo
risale al XIII secolo ed era praticato a Liegi, nell'abbazia benedettina di san Lorenzo.
Per quanto riguarda la devozione dei cristiani nei confronti di san Giuseppe, c'è da dire che egli fu venerato fin dai primi secoli. Non si conoscono tuttavia rappresentazioni figurate del santo che siano sicuramente anteriori al IV secolo, al quale appartengono le più antiche che ce lo presentano sempre insieme a Gesù e alla Madonna nelle scene evangeliche.
La più antica immagine di san Giuseppe sarebbe quella incisa sulla pietra sepolcrale di una certa Severa, conservata nel museo romano al Laterano e che può forse risalire al II secolo. Il Patriarca vi è effigiato nel gruppo del presepe, mentre si appoggia al suo bastone e distende la mano verso il Bambino in atteggiamento di difesa.
Le figure che appartengono al IV secolo si rinvengono nelle sculture dei sarcofagi trovati nelle catacombe e nelle antiche basiliche e principalmente in due scene: cioè in quella della nascita di Gesù, alla quale san Giuseppe assiste come un devoto spettatore, col suo bastone ricurvo in mano, e in quella dell'adorazione dei Magi.
In quest’ultima, egli sta al fianco della Vergine o dietro al suo trono; oltre al bastone ( che vuole indicare il viaggio da lui intrapreso da Nazaret a Betlem), indossa di solito la tunica corta, cosa che lo fa riconoscere come artigiano.
Nel grande mosaico della basilica romana di S. Maria Maggiore, che risale alla prima metà del V secolo, opera di Giacomo Turriti, Giuseppe si presenta in una scena nuova: all'arrivo cioè della Sacra Famiglia in Egitto, dove si vedono gli abitanti del paese che si fanno incontro agli eccezionali Viaggiatori.
Sopra una pisside in avorio del V secolo o del principio del VI, è rappresentato il trasferimento dei due santi coniugi di Nazaret a Betlem: la Vergine è seduta su di un asino guidato da un angelo e si appoggia con confidenza ed affetto alla spalla di Giuseppe, il quale le cammina rispettosamente a lato.
Nell'atto di questa scena è rappresentato il sogno di Giuseppe, durante il quale egli viene
avvertito da un angelo di prendere con sé la Madonna senza alcun timore.
Così abbiamo rappresentati sulle antiche sculture cristiane tutti quegli episodi che le
Sacre Scritture ci narrano.
In merito poi alla maniera di raffigurare san Giuseppe, dobbiamo distinguere i monumenti
del III, del IV e del V secolo da quelli di età posteriore.
Nei monumenti più antichi egli appare di solito giovane e senza barba, vestito con una breve tunica, raramente barbato e di forme senili; in quelli più recenti, invece predominano le immagini del santo in età senile e con un lungo mantello; modo di effigiarlo, questo, che perpetuatosi e divenuto tradizionale nel medioevo, ha continuato in genere fino ai tempi nostri.

Gualtiero Sabatini