domenica, gennaio 14, 2007

SPOSO, PADRE, LAVORATORE - Intervista della Radio Vaticana a p. Angelo Catapano


“Un esempio di amore gratuito, di fedeltà” e di docilità ai progetti di Dio. Con queste parole, Giovanni Paolo II ha definito in una circostanza San Giuseppe, lo sposo della Vergine che la Chiesa festeggia solennemente oggi. Al Santo, il Papa ha dedicato nel 1989 l’Esortazione apostolica Redemptoris Custos, nella quale ricorda l’azione silenziosa e obbediente dello sposo di Maria cui Dio amava parlare nel sogno. “I Vangeli non annotano alcuna parola detta da lui – sottolinea il Pontefice – ma il silenzio di Giuseppe ha una speciale eloquenza”. Ma quale messaggio può arrivare agli uomini di oggi da questo Santo, sposo, padre e lavoratore? Giovanni Peduto lo ha chiesto a padre Angelo Catapano, religioso giuseppino del Murialdo, direttore della “Voce di San Giuseppe”:

R. – Proprio queste tre qualità di sposo, padre e lavoratore lo mettono in evidenza con un’attualità straordinaria, o anche di una “inattualità” per il contrasto delle situazioni in cui ci troviamo. Oggi l’impegno dello sposo, del padre e del lavoratore è messo in difficoltà, in discussione come valore, come riferimento al Vangelo: la crisi della famiglia, della paternità e del rapporto coniugale tra gli sposi, divorzi, separazioni... Anche il mondo del lavoro è in crisi in questo momento. Veramente San Giuseppe ci appare attualissimo in questa realtà e davanti ai nostri occhi è come colui che può dare una “dritta” su che cosa significhi essere sposo per tanti sposi di oggi, padre per tanti papà e lavoratore per il mondo del lavoro.

D. – Non deve essere stato facile, per questo uomo giusto, entrare nel mistero dell’Incarnazione che gli ha sconvolto personalmente la vita ... che ne pensa?

R. – Certamente. Giuseppe dev’essere stato angosciato e non poco per quello che stava capitando, non avendo avuto ancora la luce di Dio. Quel sogno nella notte gli rischiara le tenebre e gli fa capire quello che sta capitando, attraverso l’accoglienza di quel figlio in Maria. Quindi, è stato veramente difficile per lui e questo lo rende più vicino a tutti quelli che hanno difficoltà e vivono nell’angoscia.

D. – Santa Teresa d’Avila invitava a pregare San Giuseppe affermando che Gesù lo ascolta in modo particolare: è vero?

R. – Certo. Qualcuno sottolinea, come anche il nostro fondatore il Murialdo, seguendo Santa Teresa, il fatto che quello che San Giuseppe in Cielo chiede a Gesù è un comando più ancora che una preghiera. Come Giuseppe non ha mai detto di no a Gesù e a Maria, non ha detto mai di no a Dio, così Dio stesso non dice di no a san Giuseppe quando gli si chiede qualcosa per la sua intercessione.

D. – San Giuseppe è soprattutto invocato come il Patrono della Buona Morte. Perché?

R. – Perché ha avuto la felicità di avere la morte più beata possibile: insieme con Gesù, accompagnato da Maria, è passato da questo mondo all’altro mondo. Una grazia speciale di cui certamente non si sentiva degno ma che gli ha permesso l’ingresso più bello nel Paradiso.