domenica, settembre 02, 2007

FIDUCIA IN SAN GIUSEPPE - Spiritualità giuseppina di padre Angelo Cuomo


Spesso negli scritti e nella corrispondenza padre Angelo Cuomo mette in cima alla pagina la sigla “IMI” (Iesus Maria Ioseph – Gesù Maria Giuseppe), o anche “viva S. Giuseppe”, che riprende una certa tradizione al riguardo (risalente tra gli altri al Murialdo fondatore), ma che pure è indicativa del suo attaccamento a Maria e al suo Sposo. Scrivendo al Superiore generale, nel difficile momento della paventata chiusura della presenza giuseppina a Lucera (Foggia), padre Angelo mette esplicitamente in preventivo l’aiuto del suo santo. “S. Giuseppe, in cui onore ogni mercoledì facciamo una funzioncina speciale, non ci abbandonerà”. “Preghiere continue a S. Giuseppe ci hanno fatto toccare con mano l’aiuto sensibile del nostro Santo”. “ Io credo che sia un’offesa che facciamo a S. Giuseppe. Invitiamo gli altri ad aver fiducia in S. Giuseppe, e noi che siamo giuseppini non abbiamo fiducia in S. Giuseppe... Datemi un anno di tempo, e vi assicuro che S. Giuseppe ci aiuterà e risolveremo ogni cosa… E’ possibile che S. Giuseppe vorrà vedere cancellato da Lucera il suo nome; ci farà questo rifiuto quando noi manteniamo accesa la fiaccola della sua devozione?”. Al Superiore spiega: “come vede S. Giuseppe lavora in silenzio e va piano… con un poco di pazienza si farà tutto”. In un’altra lettera dice di comprendere che la situazione è delicata, ciononostante dichiara: “ho fiducia che S. Giuseppe non deluderà le nostre speranze”; e fa altrettanto un po’ in tutti i suoi messaggi: “speriamo che S. Giuseppe voglia spianare e far superare anche questa difficoltà”; “se S. Giuseppe vuole si potrà tutto”; “S. Giuseppe ha smussato le angolosità”, in riferimento alla donazione del terreno da parte dei benefattori; “solo un miracolo di S. Giuseppe può capovolgere la situazione”. All’occorrenza è audace: “certo che ci vuole prudenza…, ma fiducia in S. Giuseppe e nella Provvidenza”. Pur non volendo essere imprudente, è chiaro che per lui il piatto della bilancia pende sulla seconda parte. La creatura di padre Angelo è l’Opera san Giuseppe di Lucera, di cui può essere considerato il fondatore. Sul suo prospetto principale, che dà sulla piazzetta antistante, in alto c’è una nicchia con una bella statua di san Giuseppe in marmo bianco di Carrara che presenta Gesù Bambino, installata il 19 marzo del 1953. Si ricorda che proprio mentre gli operai stanno tirandola su per collocarla, rischia di sfuggire dalle corde; proprio in quel momento arriva padre Angelo che con un grido avverte che sta cadendo e così viene salvata. Rimane purtroppo in una posizione ora un po’ nascosta, in quanto gli alberi antistanti diventati alti ne coprono la visuale. Per di più popolarmente la struttura viene indicata come “Opera nuova” o come parrocchia di Cristo Re, piuttosto che come “Opera san Giuseppe”, come invece si chiama. Ancora una volta pare che questo nostro santo sia avvolto dal nascondimento. Silenzio e vita nascosta di Giuseppe a Nazaret che hanno avuto ampio influsso nella storia di padre Angelo, nella sua operosità di tanti anni senza rumori di cronaca, nell’ordinarietà di una vita quotidiana sacerdotale e giuseppina. Non per niente difende con forza e determinazione il titolo dato: “E’ san Giuseppe che ha realizzato l’Opera con la sua protezione, col suo aiuto. Ecco perché quando si voleva cambiare la dizione ‘Opera san Giuseppe’ con l’altra, ‘Cristo Re’, io mi opposi. No! San Giuseppe è stato il primo protettore e tale resterà”. Per padre Angelo non c’è dubbio: l’Opera di Lucera si è potuta realizzare grazie a san Giuseppe, perciò non può chiamarsi diversamente, dato che è opera sua. Anzi, già la paventata chiusura della presenza giuseppina è stata superata mediante il suo intervento. Le cronache del tempo dichiarano senza mezzi termini: “Non possiamo tacere che a scongiurare la chiusura dell’Opera intervenne, in modo prodigioso, il grande Patrono S. Giuseppe, al Quale nel caso oramai disperato, si raccomandarono con insistente preghiera e con mirabile fiducia quei giovani, grandi e piccoli, animati, sostenuti dal loro ardimentoso Direttore, P. Angelo: la grazia fu fatta e i Giuseppini potranno continuare il loro lavoro tra quella cara e buona gioventù lucerina”. I fondi li trova col suo aiuto e le cassette che mette nei negozi per raccogliere le offerte sono “il salvadanaio di san Giuseppe”. Fin dall’inizio, in mezzo ai debiti e ancora con la massima parte del lavoro da fare, dichiara apertamente: “dobbiamo ringraziare S. Giuseppe per quello che si è fatto”. Carpentiere, falegname e costruttore nella Santa Famiglia a Nazaret san Giuseppe; carpentiere del Signore, costruttore dell’Opera e delle anime a Lucera padre Angelo.