domenica, maggio 27, 2012

San Giuseppe: un'incondizionata dedizione

L'omelia di monsignor Josef Clemens alla convocazione del RnS


di Daniela Di Domenico

RIMINI, mercoledì, 2 maggio 2012 (ZENIT.org) - La Santa Messa che ha concluso la 35ª Convocazione nazionale, nella festività di San Giuseppe lavoratore, è stata presieduta da mons.

Josef Clemens, segretario del Pontificio Consiglio per i laici.

“In questa memoria liturgica di San Giuseppe – ha detto mons. Clemens introducendo l’omelia – viene esplicitamente riconosciuta la dignità del lavoro umano, come dovere e perfezionamento dell’uomo, come prolungamento dell’opera del Creatore, come servizio ai fratelli e sorelle e come contributo al piano della salvezza” (cfr Gaudium et spes, n° 34).

La ricorrenza di questa festività mette al centro dell’attenzione la figura di Giuseppe. Sebbene egli rimanga spesso ombrato dall’immagine della sua Sposa, Maria, ricopre un ruolo unico nell’opera della redenzione. “San Giuseppe confessa la sua fede nel Redentore con la sua disponibilità e il suo agire con la sua vita dedicata alla Signoria di Gesù Cristo”.

Nei vangeli di Matteo e Luca, Giuseppe viene descritto come “il custode del Redentore e della Sacra Famiglia”. Ma la meravigliosa figura di San Giuseppe non rimane circoscritta alla sua totale accettazione di una “missione unica”. Egli persegue la vocazione a essere “custode e servitore del mistero centrale della fede cristiana, cioè l’incarnazione del Figlio di Dio in Maria per opera dello Spirito Santo”.

In un tempo in cui molti fedeli non riconoscono più “il mistero come il nucleo della fede, come il “sì” incondizionato alla parola di Dio che supera la ragione dell’uomo”, l’umile risposta di Giuseppe all’angelo del Signore rappresenta l’attiva disponibilità a realizzare il progetto di Dio e a esserne “un testimone eccezionale”. E proprio la sua disponibilità diviene fondamentale per la storia della salvezza dell’uomo.

Ed è sempre Giuseppe che accetta da Dio il nome prescelto per suo figlio: Gesù (Dio salva) e che, registrandolo negli elenchi del censimento dell’Impero Romano, rende suo Figlio “cittadino di tutta la terra”.

Dunque, la testimonianza più forte di Giuseppe nasce proprio dal silenzio. “Sono convinto – ha sottolineato mons. Clemens - che nell’odierna situazione la “via maestra” dell’evangelizzazione consista nell’esempio costante e disinteressato dei cristiani, dei fedeli e dei ministri ordinati». Ciò non significa che non si debba gridare con convinzione: “Gesù è il Signore”, ma che le parole devono essere tradotte in fatti concreti, in opere, per saper proclamare con disponibilità e coraggio la Signoria di Cristo.