mercoledì, giugno 11, 2008

S. GIUSEPPE E LA MADONNA DELL'ARCO


Il santuario di san Giuseppe Vesuviano si trova giusto in mezzo a due importanti santuari mariani dell’area vesuviana: quello di Pompei a sud e quello della Madonna dell’Arco a nord. Lo Sposo di Maria è dunque comodamente raggiungibile – ad appena una decina di chilometri – dall’uno e dall’altro. Sarebbe auspicabile che i devoti di Maria non si dimenticassero del suo Sposo Giuseppe, sia generalmente nella preghiera che più propriamente nei pellegrinaggi. D’altra parte il legame storico con la Madonna di Pompei davvero è forte; ma anche quello con la Madonna dell’Arco non manca. Pensiamo che la storia comincia già nel 1450, quando in quella località di Santa Anastasìa, càpita che un’immagine di un’edicola mariana, colpita sul viso, comincia a sanguinare. La devozione verso tale immagine di Maria cresce a Napoli e in tutta la zona vesuviana, finché a cavallo del Cinquecento e del Seicento viene innalzato il Santuario, con l’intervento di S. Giovanni Leonardi e dei Domenicani che vi costruiscono accanto il loro convento. Solo nel 1948 viene però ampliato in tre navate e negli anni ’60 giunge all’attuale sistemazione.
Dall’inizio del Novecento e poi almeno per una ventina d’anni, proprio un terziario domenicano della Madonna dell’Arco, si fa promotore della costruzione del nostro santuario di S. Giuseppe, a pochi chilometri di distanza, e diventa collaboratore di primo piano del fondatore don Giuseppe Ambrosio. Si tratta di mons. Antonio Sodano che con oratoria brillante ed entusiasta è puntuale nella predicazione in santuario e negli scritti sulla “Voce di san Giuseppe”. A lui si devono numerosi interventi memorabili che accompagnano “i primi tempi”: la posa della prima pietra, l’inaugurazione delle colonne, lo scoprimento della cupola, l’avvio dell’ospizio educativo, i viaggi di don Peppino, la realizzazione della facciata. Da vero innamorato di san Giuseppe, ne racconta le virtù e ne propone l’esempio, spesso con aggancio alle radici bibliche e alla sua provenienza dal santuario della sua Sposa alla Madonna dell’Arco, di cui redige il bollettino dal 1891 al 1924.
Bisogna dire d’altronde che la devozione alla Vergine dell’Arco è ben radicata anche nella zona di S. Giuseppe Vesuviano, dove almeno da cinquant’anni è fiorente un’associazione, che attualmente ha sede all’ombra del santuario in via Montesanto 6, ne è presidente Vincenzo Saggese e conta 450 iscritti. Il “momento forte” è il grande pellegrinaggio a piedi che si tiene ogni anno il lunedì dell’Angelo. I “battenti” o “fujenti” – così chiamati perché corrono battendo a ritmo - in divisa (vestito bianco, fascia rossa alla vita e azzurra a tracollo) e in “paranze” (a squadre) guidano la processione, con banda musicale e mortaretti, bandiere e stendardi. Si intrecciano apertamente le espressioni ormai da lunga data di una religiosità popolare e di una festa tradizionale quanto mai sentite. Si parte dal santuario di san Giuseppe, con famiglie intere (dai bimbi ai nonni) e si confluisce a quello della Madonna dell’Arco con centinaia di altri gruppi, provenienti per lo più dal Napoletano e da ceto medio-basso; a conti fatti si arriva a circa 200.000 persone. Dunque la “Pasquetta” qui si caratterizza, oltre che per la scampagnata e la gita fuori città (di gusto prettamente mondano), per la ricorrenza di questa manifestazione di fede, di penitenza e di festa che unisce sacro e profano. Anche se si riscontra del fanatismo e qualche comportamento criticabile, non è invalidata la sostanza di questa devozione così carica di amore per la Madonna e di entusiasmo di popolo. I tanti “ex voto per grazia ricevuta”, come pure un’edicola eretta a Maria SS. dell’Arco nella piazza di S. Giuseppe davanti al Comune, suggellano il legame tra i due luoghi.