venerdì, luglio 06, 2012

LA CHIAMATA ALL'AMORE

            Risaliamo a circa un ventennio prima di 2000 anni fa, in un piccola località della Galilea, in Palestina, al tempo dell’impero romano, precisamente a Nazaret. E’ quello il luogo dove abita Giuseppe, terra  che lo distinguerà, come anche il suo figlio e i familiari, indicati come galilei e nazareni. Non sono lontani il lago di Tiberiade, Cana, Sefforis, Cafarnao, Magdala... Succede allora, in quel villaggio, un evento che possiamo considerare il fatto più importante della storia, quello che la divide in due: prima e dopo Cristo. Giuseppe ha circa 18-22 anni. E’ di bell’aspetto, con la barba e i capelli neri; porta forse due boccoli attorcigliati ai lati (peot), come usano ancor oggi gli ebrei ortodossi. E’ ormai in età da marito. Bisogna dire che a quei tempi nella mentalità ebraica è considerata una vergogna per un giovane a vent’anni il fatto di non essersi ancora sposato. Il Talmud, che raccoglie la tradizione orale degli ebrei, prevede che gli uomini a 18 anni siano pronti per il matrimonio. Non dobbiamo assolutamente accettare la versione degli apocrifi, fantasiosi e poco rispettosi della figura di Giuseppe, che lo rappresentano come anziano, addirittura vedovo con altri figli e raccontano episodi miracolistici inverosimili. Forse hanno pensato di spiegare così i cosiddetti “fratelli di Gesù”, che però sono da intendere più genericamente come cugini o parenti. Questi racconti sono invenzioni che non hanno nulla a che vedere con la storia e la veridicità dei fatti. Purtroppo hanno avuto influsso sull’arte nei secoli, ma giustamente la Chiesa nella sua sapienza non li ha accolti. Basiamoci piuttosto sui quattro Vangeli, per quanto scarni, e sull’autentica Tradizione del magistero e la testimonianza dei santi. Giuseppe è figlio di Giacobbe secondo Matteo (o di Eli secondo Luca). Come tutti i giovani ebrei del suo tempo, è giovane e  decide di sposarsi con Maria, una bella ragazza anche lei giovane, probabilmente sui 15-16 anni. Il periodo del fidanzamento, e quindi dell’affettuoso avvicinamento tra i due, dev’essere stato affascinante e rimane avvolto nel segreto, non conoscendo dettagli in proposito. Il Cantico dei cantici, poema della Sacra Scrittura che verte sull’amore, in più punti può essere applicato anche a Giuseppe e a Maria, i quali diventano così l’emblema della coppia innamorata che si rincorre. Nell’amore umano è rappresentato in profondità l’amore di Dio. In nessuna coppia di fidanzati più che in loro due brilla la scintilla splendente di Dio Amore. Sentiamo come sgorgate dal loro cuore diverse espressioni: Una voce! L'amato mio! Eccolo, viene saltando per i monti, balzando per le colline. Àlzati, amica mia, mia bella, e vieni, presto! Perché, ecco, l'inverno è passato, è cessata la pioggia, se n'è andata; i fiori sono apparsi nei campi, il tempo del canto è tornato e la voce della tortora ancora si fa sentire nella nostra campagna… Tutta bella sei tu, amata mia, e in te non vi è difetto. Tu mi hai rapito il cuore, sorella mia, mia sposa, tu mi hai rapito il cuore con un solo tuo sguardo… Dov'è andato il tuo amato, tu che sei bellissima tra le donne? Dove ha diretto i suoi passi il tuo amato, perché lo cerchiamo con te? L'amato mio è sceso nel suo giardino fra le aiuole di balsamo, a pascolare nei giardini e a cogliere gigli… Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio; perché forte come la morte è l'amore, tenace come il regno dei morti è la passione: le sue vampe sono vampe di fuoco, una fiamma divina!Le grandi acque non possono spegnere l'amore né i fiumi travolgerlo. Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa in cambio dell'amore, non ne avrebbe che disprezzo” (cfr Ct 2, 4, 6). Si può affermare che per tutti gli innamorati, per i fidanzati di ogni tempo e di ogni luogo, rimane emblematico il rapporto tra Giuseppe e Maria. Sicuramente tra i due personaggi ci sarà stato grande affetto e tenerezza. Cuore e spirito battevano all’unisono, il loro amore cresceva diventando sempre più perfetto. Rimane un esempio per tutti. Il papa Benedetto XVI invita: “Voi che siete sposati, guardate l’amore di Giuseppe per Maria e per Gesù; voi che vi preparate al matrimonio, rispettate la vostra o il vostro futuro coniuge come fece Giuseppe; voi che vi siete consacrati a Dio nel celibato, riflettete sull’insegnamento della Chiesa nostra Madre” (19.3.2009). Mettere l’amore al primo posto nella propria vita, ponendosi al servizio del bene dell’altro/a, è in verità il cuore dell’insegnamento di ogni educatore ed è ciò che qui si impara. In riferimento a questo insegnamento Giovanni Paolo II scrive nella Lettera alle famiglie: “Maria è entrata per prima in questa dimensione, e vi ha introdotto pure il suo sposo Giuseppe. Essi sono così diventati i primi esemplari di quel bell’amore che la Chiesa non cessa di invocare per la gioventù, per i coniugi e per le famiglie” (n. 20). Rispondere alla chiamata all’amore è dunque il primo passo da fare seguendo l’esempio di san Giuseppe.
Angelo Catapano