venerdì, gennaio 07, 2011

CON GLI OCCHI DI SAN GIUSEPPE



Vorrei augurarvi Buon Natale, quest’anno, invitandovi a contemplarlo con gli occhi di San Giuseppe: che cosa sentì Giuseppe nel Natale, come lo visse?
Anzitutto con atteggiamento di GRATITUDINE.
Nulla era scontato per lui: quel figlio che nasceva a Maria era un dono anche per lui. Era un dono e una grazia essere lui il custode di quel bambino che gli veniva consegnato, come figlio da crescere e da educare.
Era un dono, nel cuore di Giuseppe, anche il vivere quella paternità misteriosa e fuori dalle logiche umane.
La gratitudine si alimentava di sorpresa e di meraviglia, dello stupore del semplice e del piccolo che sempre ritiene troppo grande la degnazione del Signore verso di lui, fatta non di quella umiltà fastidiosa che noi chiamiamo “pelosa”, ma della coscienza serena della propria povertà e limitatezza e, soprattutto, dell’infinita sproporzione fra la grandezza del dono e dell’evento e la propria condizione di vita.
Penso che anche per noi questo sia un buon modo di vivere il Natale.
Non diamo nulla per scontato.
Perché noi, proprio noi, siamo stati fatti oggetto dal Signore di tanta predilezione, del dono della fede, di tante grazie e rivelazioni, anche del dono nuovo di questo Natale che ci viene incontro con il suo carico di luce e di speranza per la nostra vita?
Perché Dio è buono con noi, molto più buono di quanto ci meritiamo.
Non smettiamo di sorprenderci e di meravigliarci davanti alla grandezza del suo amore.
Nel Natale di Giuseppe ci sono anche i dubbi, le inquietudini di un percorso di vita non facile da capire. Il Signore lo illumina, ma solo passo dopo passo. Per il resto gli ci vuole una gran fede.
Questo del Natale è per lui un momento di gioia e di certezza, ma poi?
Credo che questa sia la condizione del credente, la nostra condizione di vita: passi compiuti nella luce di Dio e lunghi tratti nell’incertezza del buio, nell’inquietudine o nel dubbio.
Vivere il Natale con il cuore di san Giuseppe significa cogliere tutta la Grazia, la dolcezza e la bellezza dei momenti di luce che Dio non fa mancare alla nostra vita.
Sono momenti di Dio: dovunque c’è bellezza, dolcezza, ricchezza vera, beatitudine, senso di vita, lì c’è presenza di Dio, perché Dio è tutto questo.
Dobbiamo bene amministrare questi momenti, come il viandante che camminasse di notte e lamentasse il buio, benedirebbe lo scintillio di un baleno: è un momento, ma quel momento gli dà certezza che la luce c’è, che la via è quella giusta, che il camminare non è vano.
Così è Dio: il Signore ci dà dei baleni, dei lampi che orientano il cuore, come i sogni a Giuseppe, poi ritorna quasi assente, scompare e tace. È presente però, anche se tace.
Credo che sia proprio questo il sentimento ultimo e riassuntivo del Natale di Giuseppe: la coscienza certa e serena della presenza di Dio nella sua vita, anche nelle pieghe più misteriose o dolorose.
Così sia il nostro Natale e questo sia il Natale di ogni giorno.


d. Mario Aldegani

Padre generale