venerdì, luglio 18, 2008

S. FAMIGLIA A BARCELLONA


Il Tempio della Sacra Famiglia a Barcellona in Spagna vanta una storia straordinaria, costruita pietra su pietra e ancora non completata. Ne è ispiratore il beato Giuseppe Manyanet, fondatore dei “Figli della Sacra Famiglia”. Il giorno di san Giuseppe del 1882 viene posta la prima pietra di quello che sarà un imponente monumento “espiatorio” in onore della Santa Famiglia e in particolare di san Giuseppe. L’estroso architetto Antonio Gaudì lega la sua stessa esistenza al compimento dell’opera (ci lavorerà per 43 anni) e presenta un progetto grandioso a croce latina e pianta basilicale, con 5 navate (3 nella crociera), cibori fino a 170 metri d’altezza, 3 facciate ognuna con 4 torri campanarie alte circa 100 metri (rappresentanti i 12 apostoli). Nel 1894 realizzata la cripta si inizia l’ardita facciata della Natività, posta a levante con i pinnacoli svettanti al cielo e 3 portali raffiguranti le virtù teologali; più tardi al centro vi saranno collocate le statue raffiguranti Giuseppe e Maria e la nascita del Bambino Gesù. Segue un periodo di stasi per la morte di Gaudì nel 1926 in un incidente, poi la guerra civile e la dittatura franchista. Nel 1954 si avvia la costruzione della facciata della Passione, ultimata nel 1976, a cui deve seguire ancora quella della Gloria.
Il completamento dell’intera opera, che merita da sola la visita alla città catalana di Barcellona in Spagna, è tuttora in corso; le impalcature e le gru si confondono ormai da un secolo con le parti terminate. L’architettura originale, di ispirazione neogotica e naturalistica, ritenuta un esempio riuscito di “medioevo moderno”, con le sue forme plastiche e le sue linee geometriche, i suoi simbolismi e i suoi colori, ne fanno un mosaico e un monumento unico al mondo. Il 150° anniversario della nascita di Gaudì ha richiamato nel 2002 i riflettori su questo genio di architetto, che si è fatto povero per amore e ha dato la sua vita per quest’opera d’arte e di fede. Negli ultimi anni si era adattato addirittura a vivere nel cantiere; non amava mettersi in mostra ed era convinto che l’artista dovesse essere come un monaco. E’ cresciuta la sua fama di santità ed è stata l’occasione per aprire il suo processo di beatificazione. Non gli mancavano di certo carità e devozione. Anche nei riguardi del nostro santo nutriva un amore spiccato, tanto da fargli ripetere l’espressione, davanti all’impresa intrapresa, di dimensioni e di costi tali che diventa difficile concludere: “solo san Giuseppe in persona riuscirà a portare a termine quest’opera!”.