martedì, dicembre 16, 2008

SAN GIUSEPPE NEL SEICENTO



Alla fine del Cinquecento, San Giuseppe Vesuviano era aperta campagna, con poche decine di coloni addetti all’agricoltura e disperse masserie. All’inizio del Seicento la zona veniva indicata “terra di Ottaviano” e la località veniva chiamata “ai Boccia”, perché era il cognome di alcune famiglie che avevano cominciato a stabilirsi nel luogo. Appunto uno di questi Boccia, un certo Scipione, il 4 settembre del 1622 dona il terreno “di sessanta passi in quadro” per la costruzione di una chiesetta dedicata a san Giuseppe. Ricordiamo che appena l’anno prima il papa Gregorio XV aveva dichiarato festa di precetto per tutta la Chiesa il 19 marzo in onore di san Giuseppe. Ed ecco che nel 1624 vi si può già celebrare la Messa. Viene tramandato come un evento prodigioso il fatto che nel 1675 una statua di san Giuseppe, che i vicini abitanti di Striano stanno portando al loro paese, trova invece il suo posto nella nostra chiesetta. Non solo: il luogo stesso da allora comincia ad essere chiamato “San Giuseppe”. Attorno alla chiesa in effetti nasce e si identifica l’intera comunità cittadina.
(foto antica statua di san Giuseppe)

La statua presenta san Giuseppe come “padre di Gesù”; il suo atteggiamento è chiaramente di protettore di quel Figlio divino che abbraccia e stringe a sé; il Bambino, in piedi sullo sgabello, si rivolge a lui e pare presentarlo ai fedeli; gli sguardi si incontrano ed esprimono affetto ed intesa. Tale statua, che verrà sostituita nel 1895 da quella attuale del nostro santuario, va a finire prima in una casa privata e poi risulterà distrutta a causa dei bombardamenti nella seconda guerra mondiale. Aumentati gli abitanti, che passano gradualmente dai mille ai duemila, nel 1683 il vescovo diocesano di Nola erige la chiesa come parrocchia. Sulla copertina del primo registro parrocchiale dei battezzati si disegna una raffigurazione stilizzata del Patrono; nella destra ha il bastone e ai piedi il Vesuvio.

L’altare centrale di questa primitiva chiesetta, che possiamo immaginare ubicata approssimativamente nel sito della navata centrale dell’odierno santuario, è dedicato alla Madonna della Speranza, rappresentata in un apposito quadro. A sinistra troviamo prima l’altare della Madonna della Misericordia, con la statua dell’Annunziata, e poi quello del Crocifisso, con la statua dell’Addolorata, forse le stesse attualmente presenti nella cappella a loro dedicata della navata sinistra. La chiesa, coperta con travi, in seguito viene dotata di altre due statue di valore, tuttora esposte alla venerazione dei fedeli in santuario. Sono di ottima fattura di scuola napoletana sei-settecentesca, restaurate negli anni ’80 e ravvivate nei colori. Sembra di trovarsi davanti a persone vive, che puoi veramente incontrare sui tuoi passi; pensiamo ad esempio all’arte del presepio napoletano di quel periodo.

La statua dell’Immacolata, è affascinante nella sua veste regale, con tunica bianca e velo azzurro; l’espressione è di grande tenerezza; con le mani sembra indirizzare al suo figlio Gesù e al suo sposo Giuseppe; i piedi schiacciano il serpente infernale, dominano sul globo terrestre e le nubi, sugli astri e la luna, sugli angeli stessi. La statua di sant’Anna ce la presenta con Maria tranquilla e beata tra le sue braccia; raffigurata piuttosto anziana e con le rughe, con gli occhi guarda comprensiva il devoto e con il gesto della mano invita ad avvicinarsi e ad aver fiducia. Entrando in santuario oggi le possiamo ammirare a sinistra nella cappella frontale e nella prima nicchia laterale.

Angelo Catapano