mercoledì, novembre 05, 2008

LA PRESENTAZIONE DI GESU'


1.- Anzitutto viene sottolineato per ben quattro volte che la presentazione di Gesú al tempio avviene per osservare le prescrizioni della legge mosaica; non per nulla S. Giuseppe ' detto 'uomo giusto', cioè pienamente ligio allo spirito e alla lettera della legge del suo popolo.
2.- S. Luca nomina poi per due volte la presenza dello Spirito Santo, come aveva già fatto nell'annunciazione di Maria e nella visita a S. Elisabetta.
3- L'evangelista poi non esita ad usare le parole “i genitori” per indicare non solo la madre, ma anche S. Giuseppe, e di chiamarli “i1 padre e la madre di Gesù”: veri genitori, anche se Maria aveva concepito per opera di Spirito Santo; veri padre e madre di Gesù. La paternità di S. Giuseppe viene qui affermata a chiare lettere; era vera paternità di donazione totale al figlio: mente, volontà, cuore, sentimenti, presenza attiva di assistenza, custodia, educazione.
4.- Curioso è poi il fatto che Simeone dopo aver benedetto i genitori, si rivolge soltanto a Maria, sua madre, lasciando da parte il padre; cosa tanto più strana perché contraria alla tradizione del popolo ebraico, che riconosceva solo nel padre l'autorità sulla famiglia. S. Giuseppe si stupisce delle parole pronunciate da Simeone, ed è portato a riflettere sul ruolo che gli compete in questa famiglia: il centro è il bambino, ..vicino a lui anzitutto la madre; a sé tocca di assistere i due con la sua presenza e attività sponsale e paterna. Di questo è ben conscio, ed è riconoscente per il ruolo assegnatogli da Dio: nessun uomo potrebbe desiderare di meglio!
5.- Gesù viene qui presentato come salvezza per tutti i popoli, oltre che gloria del suo popolo. E' una visione, che supera i normali orizzonti della mentalità ebraica, che considerava tutti gli altri popoli come esclusi dalla salvezza del Messia. Anche per questo i due “padre e madre si stupivano delle cose che si dicevano”.
6.- Inoltre a Maria vien predetto: a te una spada trafiggerà l'anima; profezia ancora oscura, ma drammatica, che colpisce profondamente non solo il cuore di Maria, ma anche quello del suo sposo Giuseppe.

Che cosa significa per noi questo episodio della vita della santa famiglia?

- Che la nostra vita, dono gratuito di Dio, sta meglio nelle sue mani che nelle nostre, che perciò - a imitazione di Maria SS.ma e S. Giuseppe, dobbiamo offrirla volontariamente a Lui, perché Lui possa compiere in noi e per nostro mezzo il suo progetto di amore per tutti. Questo credette e così operò anche san Leonardo Murialdo.
- Che la volontà di Dio, espressa attraverso i comandamenti e soprattutto 1'insegnamento e la vita di Gesù come ci viene descritta nel vangelo; è il nostro bene, anzi il meglio per noi. Dio è più intelligente di noi, e sa meglio di noi ciò che ci conviene, e ci vuole più bene di quanto ce ne vogliamo noi. Anche san Leonardo si lasciò guidare da queste convinzioni e ne fece il programma delle sue scelte.
- Che i ruoli dei genitori sono diversi; ognuno deve rendersi conto di quello che spetta a lui, e rispettare quello che spetta all'altro/a.
- Che i figli hanno un proprio destino-missione, che non tocca ai genitori stabilire, ma accettare e favorire, e che talora esige dolorose rinunce e distacchi.
- Che la vita, anche quella dei nostri cari, non è sempre facile, né destinata a raccogliere ovunque e sempre, da tutti, comprensione e consensi. E questo impone una linea educativa realistica, che esclude una soverchia preoccupazione per offrire ai figli tutto il meglio, voler eliminare tutti gli ostacoli dalla loro esistenza; e obbliga a togliere ogni illusione dalla mente dei figli circa il loro avvenire concreto.


Aldo Marengo