martedì, ottobre 07, 2008

IMMAGINE DELLA CHIESA



San Giuseppe merita un posto di rilievo nella spiritualità della comunità cristiana. Non solo la sua è una proposta di ampio respiro nell’itinerario di fede, ma è come una “porta” che ci fa entrare nello spirito della Chiesa, che si specchia nella Santa Famiglia. Capo di questa Famiglia, come sappiamo, è proprio Giuseppe, motivo per cui è proclamato anche oggi “Patrono della Chiesa universale”. Un patrocinio che è esercizio di paternità sui credenti, di singolare intercessione sul Figlio, di modello per ogni condizione di vita. Soprattutto è passaggio di ingresso nella Famiglia di Dio, figura e immagine della Chiesa nel mondo.
C’ è un’interessante riflessione del teologo protestante Karl Barth, secondo il quale san Giuseppe sarebbe da preferire a Maria stessa quale prototipo dell’essenza e della funzione della Chiesa. Il giuseppino biblista p. Giuseppe Danieli osserva: “realmente, san Giuseppe ebbe il compito di custodire, difendere, nutrire, educare Gesù (non generarlo): e questo è eminentemente il compito della Chiesa oggi”. In effetti il Custode del Redentore ci si presenta come “immagine” del popolo di Dio e del singolo cristiano, chiamato in ogni tempo a portare e a difendere la presenza di Cristo nel mondo. Il compito oggi non è tanto quello di generarlo, perché il Risorto è vivo e operante tutti i giorni, fino alla fine del mondo, quanto piuttosto quello di custodirlo e di proteggerlo, davanti all’opposizione dichiarata, o all’indifferenza e alla scristianizzazione, quello di farlo crescere nella vita della comunità cristiana. Una testimonianza tanto più esigita dal confronto e dal dialogo necessario con chi non crede, appartiene ad altra Chiesa o religione. Il dialogo infatti non esime dal difendere la propria identità, cultura e tradizione, nel reciproco rispetto.
Non si tratta di una pia devozione, magari superata o per le vecchiette di una volta, ma di riconoscere dunque in san Giuseppe l’immagine della Chiesa, il prototipo di quel ruolo fondamentale che consiste nel presentare e portare Gesù. E’ fuor di dubbio che ci sia bisogno nell’attuale società di essere fedeli a tale compito per ogni cristiano. Il mondo laicista che non accetta nemmeno il dato di fatto delle “radici cristiane” del nostro popolo, deve far pensare. Se poi la Chiesa stessa è attaccata e la sua dottrina viene ritenuta dagli opinionisti che vanno per la maggiore retrograda sulle sue posizioni, è il momento di rifarsi maggiormente al suo Protettore, che è il protettore di Cristo stesso. Non per niente la proclamazione del patrocinio di san Giuseppe da parte di Pio IX avviene in uno dei momenti più difficili della sua storia. Opportunamente Giovanni Paolo II, nella sua esortazione apostolica “Redemptoris Custos”, sottolinea la “perdurante attualità” bimillenaria del nostro santo e la necessità del ricorso alla sua intercessione; portando il suo esempio personale, ha confidato di invocarlo ogni giorno, specie al termine della Messa.
Vedere dunque in san Giuseppe, insieme alla sua Sposa, l’immagine stessa della Chiesa, ci induce a scoprire in lui, nel suo modello di santità, il nostro “dover essere”. Ci porta a impostare la nostra esistenza, come un suo “poter essere”. L’arricchimento che ci dona tale scoperta è straordinario. L’esempio di tanti santi e suoi devoti, fino al fondatore del santuario di San Giuseppe Vesuviano don Giuseppe Ambrosio, è una garanzia. A questo punto, occorre provare per credere. Per parte nostra lo scegliamo come il migliore compagno di viaggio. Ci auguriamo che il Custode del Redentore, pienamente inserito nel mistero di Cristo e della Chiesa, trovi più spazio in ciascuno e in ogni comunità ecclesiale, nella predicazione e nella catechesi, in modo da riconoscere in lui quella che è l’essenza della propria funzione, e da assegnare a lui il posto che gli spetta nella spiritualità cristiana del presente e del futuro.

Angelo Catapano