sabato, agosto 02, 2008

ESSERE GIUSEPPE



Quando si parla di santi in questo tempo sembra di parlare di cose d’altri tempi e di devozioni che oggi non è più il caso di ripresentare. In effetti alcune forme devozionali appaiono oggettivamente antiquate o superate, quantomeno “fuori centro” perché scarsamente legate a Cristo e alla Parola di Dio, fondate molto spesso su superstizione e miracolismo e poco sulla vita sia del santo che del devoto. Ma bisogna aggiungere che non è certo questo il caso di san Giuseppe.
Il nostro santo ci appare giustamente come chi più di ogni altro ha messo Cristo al centro della propria esistenza. Nel suo caso non ci troviamo in qualche oscuro passo dal dato storico incerto o in un fronzolo devozionale che poco ha a che fare col Signore della storia. Ci troviamo invece “nella pienezza del tempo”, nel momento in cui Dio – secondo l’espressione della preghiera liturgica del 19 marzo – “ha voluto affidare gli inizi della nostra redenzione alla custodia premurosa di san Giuseppe”. Basta riferirci al Vangelo e vediamo che insieme a Maria, ha avuto la grazia eccezionale di preparare la nascita di Gesù, di stargli vicino per trent’anni, di conoscerlo, amarlo e servirlo in ogni giorno della sua vita, di difenderlo e aiutarlo a crescere nel medesimo tempo come figlio suo e Figlio di Dio. A volte alcuni santi li ammiriamo perché hanno avuto un’apparizione diretta o qualche esperienza forte con il Signore; pensiamo a san Cristoforo o a sant’Antonio raffigurati col bambino Gesù o ad altri, ma davvero impallidiscono nel confronto con quanto ha vissuto san Giuseppe nella sua famiglia a Nazaret con quel Figlio e con quella Sposa. Chi in fin dei conti è più “evangelico e cristocentrico” di lui?
Non è da sottovalutare l’importanza dei santi oggi e in particolare della centralità di san Giuseppe nel mistero di Cristo e della Chiesa. Il papa Giovanni Paolo II nei suoi 25 anni di pontificato ha messo bene in risalto il ruolo dei santi anche nella nostra epoca. In più occasioni ha evidenziato il compito di san Giuseppe, ha confidato di invocarlo ogni giorno e ha firmato la lettera apostolica “Redemptoris Custos”, vero e proprio compendio sulla figura del nostro santo. Indubbiamente va pregato e invocato in tutte le necessità, lui che è Padre del Figlio Dio e Sposo della Madre di Dio, Immagine del Padre celeste e Capo della Santa Famiglia, Intercessore potente e Amico provvidente, Patrono della buona morte e di tutta la Chiesa. Ma soprattutto va imitato per tanti motivi. Basta scorrere le litanie: Specchio di pazienza e di vita interiore, giglio di purezza, umiltà e carità, modello di laboriosità e di vita nascosta, esemplare nella volontà di Dio e nell’amore a Gesù e a Maria, protettore delle famiglie e dei genitori, sostegno dei lavoratori, dei consacrati e degli educatori, conforto dei poveri, dei sofferenti e degli oppressi…
La cosa più bella, nell’imitazione di Maria e anche di san Giuseppe, è mettersi sempre più sui loro passi, in modo da diventare il più possibile un “prolungamento della loro presenza” nel mondo. Se siamo autentici amici e devoti di san Giuseppe, veri “giuseppini” di nome e di fatto, abbiamo davanti l’obiettivo di “essere Giuseppe”, affidandogli ogni giorno la nostra vita, così da caratterizzarla sempre più con quelle qualità che riconosciamo in lui e per le quali lo invochiamo. Opportunamente la Regola dei Giuseppini invita ad essere “riconoscenti al Signore per essere stati scelti a continuare nella Chiesa il suo spirito e la sua missione”. Di don Giuseppe Ambrosio (fondatore del santuario di San Giuseppe Vesuviano) si attesta che a suo tempo per molti la sua visita periodica diventava l’appuntamento benedetto della visita di san Giuseppe stesso nella loro casa. Chissà sia questo il momento buono per imparare maggiormente ad “essere Giuseppe” negli ambienti in cui viviamo. E’ questo il nostro augurio.


Angelo Catapano

1 Comments:

At 3:46 PM, Blogger Giuseppe Ambrosio said...

bisognerebbe vivere la vita con un pizzico di semplicità per poter davvero essere "giuseppini"

 

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