venerdì, novembre 14, 2008

IL RITROVAMENTO DI GESU'


Luca 2,40-52
1. Anche in questo episodio S . Luca usa 1' espressione “i suoi genitori”, includendo evidentemente S . Giuseppe, che viene chiamato da Maria stessa “tuo padre”. Lei ben sapeva che suo figlio era nato per opera di Spirito Santo, ma sapeva ugualmente bene che Giuseppe aveva cuore e cure di padre per Gesù.
2. L'evangelista accomuna i due genitori nella medesima decisione di condurre Gesù, che ha raggiunto l'età maggiorenne secondo la mentalità ebraica, a Gerusalemme; li accomuna nella convinzione che Egli stia con la parte della carovana in cui nessuno di loro si trova; li accomuna nella medesima ansia angosciosa. della ricerca, del ritorno frettoloso a Gerusalemme, nel drammatico dubbio circa la sua incolumità; nello stupore (il testo originale dice: sbalorditi!) di vederlo tranquillamente seduto ad ascoltare i dottori della legge, a chiedere spiegazioni, a rispondere alle loro domande. Soltanto Maria, la madre, gli rivolge però la parola, un' accorata domanda. Ma nessuno dei due riesce a capire la risposta che il figlio dà alla madre, che “serba tutte queste cose nel suo cuore”, come certamente anche S. Giuseppe.
3. L'Incarnazione del Verbo di Dio in Gesù comporta il suo inserimento in tutte le realtà umana e quindi nella storia di un popolo, quello ebraico, e in una famiglia costituita secondo le tradizioni locali, concrete. La Santa Famiglia non solo pregava insieme, come tutti gli Ebrei, nelle ore fissate dalla tradizione, ma tutta la vita quotidiana era animata dai movimenti discrete e precisi di Maria, che provvedeva con intelligente e solerte attenzione alla casa e alle necessità dello sposo e del figlio; era allietata dalla presenza di Giuseppe, e Gesù, che insieme lavoravano in casa e nella strada, chiacchierando tra loro, scambiandosi sguardi d'intesa, risatine o canticchiando serenamente.

Cosa dicono queste cose per la vita familiare?
- Anzitutto viene richiamata la necessità di inserire la famiglia nella vita e abitudini del proprio popolo, della gente tra cui si vive. Si fa parte di una comunità, regolata da precise leggi e obblighi; non ci si può considerare individui, né gruppo familiare estraneo o indifferente.
- Forse l'episodio mostra come i genitori di Gesù gli lasciassero una certa libertà di scelta e di iniziativa autonoma, che comporta sempre dei rischi...
- Ancora una volta i genitori sono richiamati alla realtà che i figli non appartengono loro in esclusiva: essi hanno la responsabilità, spesso pesante e non sempre chiaramente determinata, di far crescere i figli secondo il progetto che Dio ha. su di loro. E questa realtà, per tanti aspetti misteriosa, li sottopone a dubbi, incertezze e anche a possibili errori di valutazione.
- Non raramente i figli superano le attese e i desideri dei genitori: essi vengono così a trovarsi dinanzi a realtà che li trascendono e sfuggono alla loro programmazione...
- Una domanda: qual è il clima abituale della vostra famiglia? sereno? teso? freddo?... Cosa fare per migliorarlo, e renderlo sempre più vivibile?

Il matrimonio di Maria e Giuseppe.
L'essenza del matrimonio è la mutua donazione totale di sé al coniuge: fisica, morale, spirituale... finché morte non li separi.
Il fine del matrimonio è duplice: la mutua integrazione nell'affrontare la vita (=condivisione di progetti e di esecuzione, vicendevole appoggio...) e la procreazione ed educazione della prole.
Ora, Maria e Giuseppe mirarono e raggiunsero l’essenza del matrimonio.
Circa il fine distinguiamo:
- non procrearono per unione fisica, ma Maria generò per opera di Spirito Santo;
- insieme operarono per la crescita e l'educazione del figlio,
- si sostennero vicendevolmente nell'affrontare le vicissitudini dell'esistenza.
L'intervento dello Spirito Santo sposta l'attenzione allo Spirito stesso.
Chi è? E' l’amore sostanziale, vicendevole, libero, gioioso, mutuo del Padre e del Figlio, che nella distinzione delle Persone fa sì che siano un solo Dio!
Cosa fa? Unisce senza annientare né confondere, in uno scambio libero, gioioso, totale, gratuito il Padre e il Figlio. Essi si danno reciprocamente in piena libertà e gratuità.
Questo stesso effetto lo produce in Maria - nella quale fa concepire il Figlio - e in S. Giuseppe - al quale consegna (annunciazione dell'angelo!) la sposa da amare e integrare - e il figlio, da crescere ed educare, in un domo vicendevole totale, gioioso e gratuito.
Il centro della loro vita è il Figlio, ma reciprocamente essi stessi sono l'uno/a per l'altro/a nel comune - anche se diverso – senso della vita: il Figlio!
Nel matrimonio di Maria e Giuseppe si realizza pienamente il progetto iniziale della creazione dell'uomo: uomo e donna, a immagine della Trinità.
In esso si realizza pienamente il dono dello Spirito Santo “riversato nei nostri cuori” (Rom 5,5).
In esso si realizza pienamente la preghiera di Gesù nell'ultima cena: “siano come noi una cosa sola” (Gv 17,22). Qui perciò possono trovare motivi e fonte di riflessione e di imitazione sia le persone sposate, sia quelle consacrate.


Aldo Marengo