giovedì, agosto 02, 2012

IL PROGETTO DI VITA

            Se pensiamo a persone attente ai segni di Dio e del tempo, che captano la voce che viene dal Cielo, che sanno ascoltare l’ispirazione dell’anima, che percepiscono anche l’impercettibile, dobbiamo pensare a Maria e Giuseppe. La legge del Signore è da loro studiata e meditata, pregata e vissuta. Sono attenti al suo progetto, lo riconoscono e lo seguono. Sanno che la storia della salvezza, a cominciare da Abramo e da Mosè, è anche la loro storia. La Torah, i comandamenti, la preghiera dei salmi, le vicende dei padri e dei profeti, è il pane della loro vita. Vedono anche negli avvenimenti, nelle regole della comunità giudaica e nelle leggi civili, un disegno di Dio. Perciò sono pronti ad accogliere gli annunci celesti e anche terrestri. Notte e giorno ascoltano la sua voce: “Beato l’uomo che si compiace della legge del Signore, la sua legge medita giorno e notte. Sarà come albero piantato su corsi d’acqua” (Sal 1,1). C’è il censimento ordinato dall’imperatore Cesare Augusto, c’è da recarsi nel paese d’origine, da farsi registrare… Tutto è visto con gli occhi della fede; è il Signore che lo vuole e a lui si ubbidisce. Se ci sono difficoltà vuol dire che così deve essere e tutto gli offrono. Non c’è da scoraggiarsi perché Lui aiuterà. Intraprendere la via giusta, seguendo la volontà divina, è l’insegnamento universale che ne proviene. Fare le proprie scelte di vita, senza interrogarsi sul progetto di Dio, inseguendo i propri desideri o ambizioni, è un grosso rischio. Compito dell’educatore è innanzitutto abilitare a scoprire il senso della vita, la propria vocazione e quello che deve essere il progetto da perseguire. E’ così che decidono di andare a Betlemme, nella terra del re Davide e della propria tribù, a pochi chilometri da Gerusalemme. Tutto è provvidenziale. E’ lì, dove è nato Davide mille anni prima, il luogo della nascita del Messia. Non per niente l’angelo in sogno lo aveva chiamato con quell’appellativo che lo ricongiunge alle generazioni precedenti e alle antiche promesse:”Giuseppe, figlio di Davide!” (Mt 1,19). Appellativo che in seguito passerà a Gesù stesso nella sua vita pubblica (cf Lc 18,38). E’ proprio grazie alla discendenza davidica di Giuseppe che è trasmessa al figlio divino il compimento della storia della salvezza. Non è certo l’anello debole della catena genealogica. I vangeli di Matteo e Luca la ricostruiscono e riannodano gli eventi, concludendo: “Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo” (Mt 1,16). Sant’Agostino osserva al riguardo: “Abbiamo esposto a sufficienza il motivo per cui non deve turbarci il fatto che le generazioni sono enumerate seguendo la linea genealogica di Giuseppe e non quella di Maria; come infatti essa è madre senza la concupiscenza carnale, così egli è padre senza l’unione carnale. Quindi le generazioni discendono e ascendono tramite lui. Non dobbiamo quindi metterlo da parte perché mancò la concupiscenza carnale” (Sermo 51). Sta esattamente in Giuseppe il punto di congiunzione tra l’antico e il nuovo Testamento, tra quanto prima era stato preparato e il nuovo che comincia. Giuseppe: ultimo erede della promessa, l’ultimo dei patriarchi e il primo dell’era cristiana. Come e più che nella scelta di Davide, il Signore trova in lui “un uomo secondo il suo cuore” (cfr 1 Sam 13,14) a cui affidare i tesori più preziosi. Si avvera il disegno di Dio, che da sempre ha pensato a lui e alla sua sposa e li ha prescelti. Bisogna sottolineare l’importanza di questa chiamata che porta san Giuseppe a rappresentare la stessa paternità divina. Dichiara Giovanni Paolo II: “Con queste parole il Padre celeste chiama Giuseppe, discendente della stirpe di Davide, a partecipare, in modo speciale, alla sua eterna paternità” (19.3.1993). E’ davvero grande il suo destino. Il viaggio dalla Galilea alla Giudea, da Nazaret a Betlemme, circa 150 km, dura 4 giorni e 3 notti. E’ un percorso impervio e comporta un certo rischio, tra le valli e le montagne, il deserto e i predoni. E’ rappresentativo del cammino che ognuno deve fare alla ricerca del Signore, che tutti i popoli sono chiamati a fare per scoprire il Salvatore di tutte le genti. E’ in perfetta sintonia col tempo liturgico dell’Avvento e del Natale. Un cammino che già si pregusta sull’esempio di Maria e di Giuseppe e in loro compagnia. Richiama pure l’itinerario educativo, con le sue mete e i suoi obiettivi, con le tappe e gli strumenti da approntare, per realizzare il progetto di vita.
Angelo Catapano