MODELLO VALIDO PER TUTTI - Intervista a p. JESUS CASTELLANO, dottore di teologia e spiritualità, recentemente scomparso
Al termine dell’anno del Rosario, quale “consegna” abbiamo davanti?
Prima di tutto una Lettera apostolica che lascia un segno nella storia della devozione mariana. Prima di tutto per la bella rivisitazione della preghiera del Rosario, diventata con la lettera del Papa preghiera contemplativa, preghiera di grande spessore cristiano e mariano, scuola di vita e proposta sempre nuova di apprendimento del Vangelo. D’altra parte il fatto di aver inserito definitivamente e come novità i misteri luminosi del Rosario ha dato anche a questa devozione uno slancio di rinnovamento e lascia anche una eredità per il futuro. Sarebbe bene che non siano dimenticate alcune delle semplici e suggestive lezioni della lettera del Papa e che il Rosario sia sempre più una preghiera recitata e vissuta con lo spessore di contenuti teologici che sono quelli dei misteri e di profonda pietà personale e comunitaria.
Non è piuttosto trascurato il ruolo dello Sposo di Maria?
La figura di Giuseppe appare nei tre ultimi misteri gioiosi. Sarebbe bene metterne in luce la sua presenza nella meditazione che può accompagnare ogni mistero, sulla scia del testo biblico enunciato che certamente fa una allusione alla presenza di Giuseppe, una
presenza viva, contemplativa, provvidenziale. Natale, presentazione al tempio, ritrovamento di Gesù nel tempio di Gerusalemme sono misteri anche di Giuseppe.
Penso che con una certa creatività, specialmente nei santuari dedicati a San Giuseppe, si potrebbero, sulla base dei testi biblici, proporre alcuni misteri complementari del Rosario e meditarli per sottolineare la comunione di Giuseppe con Maria e Gesù. Eccone alcuni: L’annunzio a Giuseppe. Giuseppe accoglie Maria come sua Sposa. La presenza di Giuseppe nel Natale di Gesù. Il sogno di Giuseppe e la fuga in Egitto. Il ritorno a Nazaret con Gesù sottomesso a Giuseppe e Maria. Maria e Giuseppe ritrovano Gesù nel tempio di Gerusalemme. Il mistero della famiglia di Nazaret.
Quale posto occupa Giuseppe nella spiritualità del Carmelo?
Per le sue origini palestinesi Giuseppe è stato oggetto di devozione e anche di racconti leggendari nella spiritualità del Carmelo primitivo. Secondo alcuni la sacra famiglia di Nazaret sarebbe andata al Monte Carmelo per visitare i figli di Elia, i carmelitani dell’Antico Testamento!
Ha dato un impulso particolare alla devozione a San Giuseppe Santa Teresa di Gesù che si è sentita guarita dalle sue malattie, quando era giovane monaca, per l’intercessione dello Sposo di Maria ( Vita cap. 6). Per questo ha intuito in lei un possente protettore ed un maestro di preghiera, immaginando il suo rapporto schietto e semplice con Gesù nella famiglia di Nazaret. Forse un’intuizione preziosa per capire come per Teresa la preghiera è una semplice, spontanea conversazione con Dio, come era il conversare di Giuseppe con Maria e Gesù a Nazaret. Nella vita della santa ci sono delle belle esperienze mistiche nelle quali Giuseppe è presente accanto alla Vergine Maria. Il Signore stesso ha ispirato Teresa a dedicare il primo monastero della Riforma a San Giuseppe.
Da qui nasce tutta una tradizione carmelitana che considera Giuseppe come protettore del Carmelo, economo spirituale dell’Ordine, maestro di preghiera e di vita spirituale.
L’Ordine aveva una festa propria della Protezione di San Giuseppe, ora scomparsa dal Calendario liturgico. Un Carmelitano spagnolo è l’autore degli inni liturgici di San Giuseppe in latino: Te Joseph celebrent…A Valladolid abbiamo un centro di Studi Giuseppini con una delle migliori biblioteche specializzate su San Giuseppe.
Sono appena alcuni spunti sulla devozione del Carmelo Teresiano verso lo Sposo di Maria.
Cosa proporresti agli amici del nostro Santo?
Prima di tutto occorre approfondire il mistero di Giuseppe nel Vangelo. Mi affascina la sua figura di persona totalmente dimentica di sé, totalmente votata al mistero del Figlio e della Madre, anche con la totale sottomissione della sua persona e dei suoi piani personali. E’ una persona che vive la sua “vocazione”, la sua chiamata con una fedeltà impressionante. Una vocazione che è proposta di Dio ad un suo servo, quindi ad una persona alla quale si affida e della quale si fida.
Vive quindi il suo mistero, il piano che il Signore ha preparato per lui e quindi anche la fedeltà a questo disegno fino in fondo, quasi facendo solo da sfondo alla paternità di Dio Padre e alla protezione dello Spirito Santo su Cristo e la Vergine. Una semplice intuizione trinitaria lo mette in rapporto semplice con le tre persone divine: immagine del Padre, padre putativo del Figlio, ma anche suo protettore ed educatore, insieme a Maria, trasparenza dello Spirito Santo per Maria e per Gesù.
La vocazione di Giuseppe è una vocazione di comunione, legata a Cristo e a Maria. Crescono insieme, soffrono e gioiscono insieme. Una vocazione di unità totale, d’intesa spirituale e di cammino spirituale percorso insieme, fino al momento in cui Giuseppe scompare dal nostro sguardo… Questo Giuseppe, che accetta anche la morte del suo io per il servizio di Dio, vive in maniera anticipata il mistero pasquale di Gesù, come più tardi lo vivrà il Battista. E’ un cristiano e un uomo mariano, nel più intimo della sua esistenza.
La vita di Nazaret, che nella teologia spirituale antica e moderna è considerata come una tappa di maturità della vita spirituale dei cristiani, suppone la fedeltà nella quotidianità, nella storicità del tempo e dello spazio, del lavoro e delle vicende della famiglia.
Tutto questo suppone una vita eroica, un modello sempre attuale, un’immagine dell’umiltà e della mitezza, della contemplazione e del lavoro. Un esempio impareggiabile di comunione di vita con Cristo e con Maria.
Ma proprio perché modello di santità del quotidiano, valido per tutti, San Giuseppe diventa maestro di santità universale, maestro di preghiera come comunione con Cristo e Maria, validissimo intercessore affinché anche noi possiamo percorrere la sua via di santità: santità della vocazione vissuta con fedeltà, della comunione nella più grande intimità, del cammino progressivo nella quotidianità.
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