domenica, settembre 24, 2006

SAN GIUSEPPE IN GIOVANNI PAOLO II

Dopo le grandi figure del beato Pio IX, che proclamò San Giuseppe Patrono della Chiesa universale, e Leone XIII, che gli dedicò l’enciclica Quamquam pluries, anche Giovanni Paolo II è entrato nella schiera dei grandi devoti di San Giuseppe con la sua esortazione apostolica Redemptoris Custos (RC), dedicata, nel 1989, al santo patriarca. Di questo documento vogliamo meditare alcuni brani che ci presentano S. Giuseppe come uomo di fede, sposo e padre.
San Giuseppe, uomo giusto, visse con fede la sua missione terrena e in essa “la fede di Maria si incontra con la fede di Giuseppe. Se Elisabetta disse alla Madre del Redentore: “Beata colei che ha creduto”, si può in certo senso riferire questa beatitudine anche a Giuseppe, perché rispose affermativamente alla parola di Dio, quando gli fu trasmessa in quel momento decisivo”(RC 4). E con la stessa fede Giuseppe si è comportato tutta la sua vita, anzi “Giuseppe è il primo a partecipare alla fede della Madre di Dio, e, così facendo, sostiene la sua sposa nella fede nella divina annunciazione” (RC 5). Questo aspetto sponsale della fede di Giuseppe e Maria costituisce il culmine della condivisione della vita nel matrimonio ed è certamente la più alta vetta della spiritualità matrimoniale. “Si può dire che tutto quello che Giuseppe fece lo unì in modo del tutto speciale alla fede di Maria” (RC 4) e così divenne, come Maria, “un singolare depositario del mistero nascosto da secoli nella mente di Dio” (RC 5). “Di questo mistero divino Giuseppe è insieme con Maria il primo depositario. Insieme con Maria – e anche in relazione a Maria - egli partecipa a questa fase culminante dell’autorivelazione di Dio in Cristo, e vi partecipa sin dall’inizio” (RC 5).
San Giuseppe è di esempio alla nostra fede in modo che anche di noi si possa dire che “il giusto vivrà per la fede” (Ab. 2,4).
Parla anche Giovanni Paolo II di Giuseppe sposo e padre: “Anche la stessa Vergine Maria, ben consapevole di non aver concepito Cristo dall’unione coniugale con lui, lo chiama tuttavia padre di Cristo” (RC 7, citando S. Agostino) e prosegue: “Il figlio di Maria è anche figlio di Giuseppe in forza del vincolo matrimoniale che li unisce: “A motivo di quel matrimonio fedele meritarono entrambi di essere chiamati genitori di Cristo, non solo quella madre, ma anche quel suo padre, allo stesso modo che era coniuge di sua madre, entrambi per mezzo della mente, non della carne” (RC 7, sempre citando S. Agostino).
Quindi “il Salvatore ha iniziato l’opera della salvezza con questa unione verginale e santa, nella quale si manifesta la sua onnipotente volontà di purificare e santificare la famiglia” (RC 7). Il Signore Gesù, incarnandosi e vivendo in una famiglia ha riversato sulle famiglie tutte il mistero stesso della sua redenzione. “Insieme con l’assunzione della umanità, in Cristo è anche “assunto” tutto ciò che è umano e in particolare la famiglia, quale prima dimensione della sua esistenza in terra. In questo contesto è anche “assunta” la paternità umana di Giuseppe” (RC 21).
La paternità di Giuseppe non è “una paternità derivante dalla generazione; eppure non è “apparente”, o soltanto “sostitutiva”, ma possiede in pieno l’autenticità della paternità umana, della missione paterna nella famiglia” (RC 21).
S. Giuseppe che scoprì “sempre più ampiamente il dono ineffabile di questa sua paternità” (RC 21) è certamente modello per ogni padre cristiano, ma è anche modello per ognuno di noi nella Chiesa della quale lo onoriamo Patrono. Il beato Pio IX la volle sotto il suo patrocinio in un momento in cui la liquidazione dello stato pontificio era uno dei pericoli minori che la minacciavano: San Giuseppe, che si era occupato del Cristo incarnato, non poteva non occuparsi del Corpo mistico di Cristo che è la Chiesa. Giovanni Paolo II ce lo presenta inoltre come “conforto nel rinnovato impegno di evangelizzazione nel mondo e di rievangelizzazione in quei paesi e nazioni, dove la religione e la vita cristiana erano un tempo quanto mai fiorenti, e che sono ora messi a dura prova” (RC 29).
“Ancora oggi abbiamo perduranti motivi per raccomandare a S. Giuseppe ogni uomo” (RC 30). E noi lo faremo perché proprio del cristiano è pregare per la salvezza di tutta l’umanità.

Pedro Olea