martedì, febbraio 10, 2009

CITTA' DI SAN GIUSEPPE



Nonostante le ansie e le giuste preoccupazioni che accompagnano l’inizio del terzo millennio, per cui siamo solidali con i dolori del mondo intero, sia a causa dei cataclismi naturali che per la violenza dell’uomo, il cristiano proprio perché tale non può perdere la speranza. Sappiamo di essere nelle mani di Dio e quindi in buone mani, sotto la protezione del nostro santo e quindi non abbiamo paura.
San Giuseppe ci porta Gesù, il Salvatore, e ci guida alla salvezza che viene da Lui. Ha protetto a suo tempo la santa Famiglia e anche oggi protegge la Chiesa dalla “strage degli innocenti” che in vari modi e in tanti luoghi si rinnova. Siamo fortunati di poter contare sul suo patrocinio, tanto più noi che dal Seicento, qui ai piedi del Vesuvio, abbiamo preso il nome da lui: a partire da quella chiesetta che gli è stata dedicata nel 1622 all’attuale santuario eretto in suo onore; dal paesello di una volta, terra di campagna, all’attuale cittadina, Comune capofila del distretto del suo territorio. Lo sviluppo della popolazione, commerciale e produttivo, ha portato il nostro centro a distinguersi come “città del commercio”. In una fase di crisi economica, che colpisce anche la nostra zona, è auspicabile un rilancio delle aziende e delle industrie locali, migliori servizi per la popolazione, maggiore cura della viabilità e innanzitutto della vivibilità. Il nostro Patrono, nel cui nome veniamo identificati, ci aiuti a liberarci dai mali della vita presente, a rinnovare nella fede e nell’amore le famiglie e la comunità civile ed ecclesiale. Ci insegni a ritrovare il senso dell’esistenza e di un lavoro intraprendente all’insegna della giustizia e della solidarietà.
Rimanga nostra preziosa eredità, e risalti maggiormente in futuro, che siamo la “città di san Giuseppe”. Sono passati oltre cinquant’anni dall’edificazione dell’altare e del “Trono”, altrettanti dalla morte del fondatore mons. Giuseppe Ambrosio. Il Vescovo diocesano dell’epoca dichiarò esplicitamente: “In fraterna gara di pietà e di apostolato con il servo di Dio Bartolo Longo, realizzatore della Città di Maria, alla città natale, che già ne portava il nome, diede il crisma e l’aureola religiosa di Città di san Giuseppe”. All’opera straordinaria di don Peppino e a tutti coloro che vi hanno contribuito dobbiamo la realizzazione di quello che è il monumento per eccellenza della nostra cittadina, luogo che è sempre stato il “cuore” della nostra comunità fin dal suo sorgere. Tuttora quando i sangiuseppesi dai rioni vanno al centro dicono: “andiamo a san Giuseppe”, intendendo chiaramente la chiesa con la piazza davanti. Ora ci si augura un rilancio del santuario, che riqualifichi l’immagine della nostra cittadina, con opportune iniziative di animazione e strutture di sostegno, a cominciare dalle necessità di manutenzione e di restauro. Dovrebbe crescere al riguardo l’attenzione dei cittadini e dell’amministrazione pubblica. Ci si compiace del progetto comunale di risistemazione della piazza centrale e degli spazi adiacenti il santuario. Basterebbe imparare almeno un po’ dalla vicina Pompei, come a suo tempo ha fatto pure il nostro fondatore.
In Italia, oltre S. Giuseppe Vesuviano, c’è solo un altro Comune che si intitola a san Giuseppe; è più piccolo e si trova in provincia di Palermo: si chiama S. Giuseppe Jato. La città più grande che porta il suo nome risulta essere San José in California (USA) che conta oltre un milione di abitanti. Sarebbe interessante fare una ricerca sulla “toponomastica giuseppina”. Quel che però conta di più è che tutti gli amici del nostro santo si sentano come una famiglia e una grande città, i cui componenti sebbene dispersi nel mondo siano accomunati nell’amore e nella protezione di san Giuseppe: cittadini di tante nazioni che ritrovano nel modello di Nazaret lo spirito che affratella e il riferimento comune, abitanti di lingue e razze diverse che imparano da san Giuseppe ad essere il popolo di Dio, ad accogliere Maria per sempre nella propria casa, Gesù come il Signore e Salvatore. Gente operosa che lavora per la costruzione della città terrena ma con lo sguardo rivolto al Cielo. Siano sempre più così, in umiltà e semplicità, in carità e fraternità, i “cittadini di san Giuseppe”!


Angelo Catapano