lunedì, settembre 29, 2008

SAN GIUSEPPE A TRENTO


Già dal 1934 si pensa di costruire nella zona periferica della parrocchia del Duomo di Trento, dove si è accresciuta la popolazione, una nuova chiesa “in onore di san Giuseppe”. La devozione al nostro santo era assai diffusa tra i fedeli trentini, ma si era notato che nessuna chiesa gli era stata dedicata. Per questo si scelse di intitolargli la nuova chiesa che doveva sorgere nel cuore della Diocesi, perché divenisse il centro spirituale della devozione giuseppina e quindi il “santuario diocesano” del grande santo, Protettore della Chiesa universale, della famiglia e dei lavoratori. Si formò quindi un comitato che provvide innanzitutto a dotare la zona di una cappella provvisoria, in seguito con funzione di parrocchia, ma solo dopo la guerra si riprese con maggiore determinazione il progetto che venne infine completato negli anni ‘50 e inaugurato nel 1958, “nel nome di san Giuseppe Operaio”, la cui festa era stata proclamata da Pio XII il 1 maggio.
Il Tempio, che si presenta con moderna linea architettonica, è notevole; basta pensare che la lunghezza è di 53 metri, la larghezza di 25, l’altezza della facciata di 27 e del campanile di 50. Nell’insieme è informato a un piacevole gusto neoromanico. La facciata, rivestita in pietra bianco/grigia martellata nella sua mole massiccia e squadrata, è movimentata dal triplice arco degli ingressi e da un ampio rosone che all’interno presenta una maestosa raffigurazione di san Giuseppe che, amorevole e paterno, vigila ed assiste . Chi dunque entra in chiesa se lo trova alle spalle; e non è male sapere di avere il santo giusto che “ci protegge alle spalle”… L’ampia navata si presenta capiente e accogliente. Domina nel presbiterio l’altare e la grande croce; è interessante che ai piedi del Crocifisso, oltre Maria e Giovanni, è raffigurato al centro san Giuseppe. L’immagine del nostro santo in apoteosi, richiamata nel bronzo del tabernacolo e ai piedi della croce, ne fa dunque un presente, non un assente o un invisibile, nella vita personale e comunitaria di coloro che vi si raccolgono in preghiera.

martedì, settembre 16, 2008

SAN GIUSEPPE AD ALTAMURA


E' antichissima la devozione degli altamurani verso il loro Patrono S. Giuseppe. La città di Altamura situata nel cuore della Murgia , nell'entroterra barese, ma allo stesso tempo a pochi passi dalla Basilicata, conta più di 60.000 abitanti. Ogni anno accoglie turisti e visitatori che si recano principalmente ad ammirare la bella ed importante cattedrale. Il sacro edificio, fatto costruire da Federico Il di Svevia tra gli anni 1232 e 1242, è dedicato alla Vergine Assunta e presenta esternamente una facciata con due campanili, un portale quattrocentesco con preziosi bassorilievi posti sul timpano e un magnifico rosone a raggi con ghiera scolpita. All'interno, la cattedrale è suddivisa in tre ampie navate, conserva capitelli e sculture originali, un interessante coro ligneo della metà del' 500 e una riproduzione in pietra locale del presepe, risalente al 1587, ad imitazione forse di quello esistente nella vicina cattedrale di Matera. Dopo queste doverose e brevi notizie storiche, c'è da aggiungere che sotto Federico II la città venne ripopolata e denominata Alta Augusta.
Ma come è nata e si è propagata nel cuore degli altamurani la devozione verso S. Giuseppe? Il popolare Santo fu proclamato Patrono della città il 27 febbraio 1638, ma già nel 1400 nella cattedrale troviamo un altare dedicato a S. Giuseppe. Fu infatti Federico di Aragona, già principe di Altamura dal 1485 al 1495, il quale lasciando il suo regno per andare in esilio in Francia, inviò la seguente disposizione:" Il Re mantiene sotto la giurisdizione dell’Arciprete di Altamura, mons. Francesco Rossi, l'altare di S. Giuseppe con le sue rendite, esistenti nella Chiesa Maggiore di regio patronato". Allo stesso mons. Rossi si deve l'ampliamento della cattedrale e la posa dello stemma aragonese avvenuto dopo la morte del re Ferdinando I, padre di Federico.
Nel 1527 il nuovo arciprete mons. Niccolò Sapio fece costruire all'interno della cattedrale la cappella in onore di S. Giuseppe, di cui era molto devoto lo stesso Federico; fu ingrandita nel 1653 quand'era arciprete lo spagnolo Giovanni Montero Olivares. Un anno più tardi venne collocata sull'altare la bella e semplice statua di S. Giuseppe, opera di un discepolo di Gian Lorenzo Bernini, lo scultore romano Giacomo de Micci. La cappella che custodisce il SS. Sacramento, fu completata nel 1711 con il ciborio, ricco di una cornice decorata da angioletti in marmo bianco; nella stessa occasione venne installato uno splendido paliotto ad intarsio policromo. Il gruppo marmoreo del Santo, posto all'interno di una nicchia, comprende anche il Bambino Gesù, che il Santo stesso sostiene per la mano, mentre nella sinistra mostra un giglio, simbolo della sua purezza. Fu realizzata grazie alle offerte della popolazione come è ricordato nell'iscrizione alla base della statua stessa: " A Giuseppe, sposo della Vergine Madre di Dio Cristo Redentore, al senza dubbio il più potente di tutti i Santi, la Città di Altamura perciò dedica a suo Sovrano Patrono 1654".
C'è da ricordare che nel passato esisteva nella stessa cattedrale la cosiddetta "Congrega" di S. Giuseppe, un sodalizio che contribuì notevolmente all'arricchimento dell'architettura religiosa di tutta la città. Nel 1742 il Capitolo della cattedrale ricevette in dono dall'artista napoletano Ignazio Nassi, un busto d'argento raffigurante il Santo, che veniva recato in processione dai maestri sartori. Il pregevole lavoro, settant'anni più tardi, fu purtroppo venduto e col ricavato si provvide a restaurare la parte muraria dell'altare maggiore che presentava diverse e pericolose lesioni. Nella seconda metà del'700 la cappella di S. Giuseppe venne rivestita in marmo dall'artista Crescenzio Trinchesi, pure napoletano. Nel 1836 Altamura, invasa dal colera e dalla peste, fu liberata grazie all'intercessione di S. Giuseppe invocato dai cittadini, i quali in segno di ringraziamento e gratitudine acquistarono poi una statua in legno policromo fatta eseguire a Venezia. Sul Corso principale, in prossimità dell'antica porta Fontana de Barda, chiamata attualmente porta Bari, c'è un'edicola dedicata a S. Giuseppe; una lapide commemora il terzo centenario della proclamazione dell'umile falegname di Nazareth a Patrono della città; questa l'iscrizione: "Al glorioso Patriarca S. Giuseppe, proclamato nel 1638 celeste Patrono, questa storica città di Altamura, dopo solenni feste tricentenarie fu pubblicamente riconsacrata dal Vescovo Domenico Dell'Aquila e dal Podestà Avv. Vincenzo Nota l'l1 maggio 1938 - XVI. Presenti clero autorità cittadinanza e numerosi Vescovi Pugliesi Lucani.".
In varie case di Altamura, c'è tuttora l'usanza di dedicare al Santo Patrono un piccolo altare domestico e, nel giorno della sua festa liturgica, distribuire il pane ai poveri. Ai giorni nostri, il 19 marzo, la statua lignea del Santo viene recata in processione per le strade del centro cittadino e specialmente nei cosiddetti "claustri", le zone più antiche di Altamura ove erano le caratteristiche costruzioni in tufo. Il corteo religioso richiama ogni anno tanti devoti e tanta gente ed ha luogo in forma penitenziale in quanto la ricorrenza cade sempre in quaresima. I festeggiamenti proseguono e si concludono poi nella cattedrale, presso la quale gli altamurani si ritrovano tutti insieme a pregare il venerato e amato loro Patrono.

Gualtiero Sabatini

sabato, settembre 06, 2008

SAN GIUSEPPE A NAZARET


Nella presentazione delle chiese e dei santuari dedicati a san Giuseppe, hanno indubbiamente un posto di rilievo i luoghi della Terra santa. Andare in quei posti in cui lui è vissuto, insieme a Maria e a Gesù, ricordare in quegli ambienti i fatti della sua esistenza e rivivere in qualche modo proprio lì i vangeli dell’infanzia, è certo il migliore pellegrinaggio che si possa fare. A Betlemme, nella basilica della Natività, accanto alla grotta della mangiatoia, si trova la cappella dedicata a san Giuseppe. Nell’Egitto cristiano sono diversi i luoghi che ambiscono l’onore di aver ospitato la Santa Famiglia nel suo esilio: Il Cairo, Eliopoli, Matarieh... Nei dintorni di Gerusalemme si ricorda il luogo dove sotto una quercia si sarebbe riposata la Santa Famiglia e anche quello dove Giuseppe e Maria si sarebbero accorti di aver smarrito Gesù. Nella Valle di Giosafat un sepolcro viene ritenuto da una tradizione non documentata quello di san Giuseppe. E’ comunque a Nazaret, in Galilea, che si concentrano i ricordi del nostro santo, sia sotto la basilica dell’Annunciazione che poco distante in quella che è appunto chiamata la chiesa di san Giuseppe. Passata dai giudeo-cristiani ai Gentili e all’occupazione musulmana, è stata prima costruita dai Crociati, poi abbattuta, infine è andata in mano ai Francescani che con l’intervento del p. Viaud all’inizio del secolo scorso hanno rimesso in luce le rovine sottostanti, che fanno supporre l’identificazione del luogo che già nel 670 Arculfo citò come la casa di san Giuseppe, il luogo della “nutrizione” ovvero “dove Gesù era stato nutrito”. Si tratta di scavi e occorre pensare che le case erano per lo più degli spazi ricavati nelle rocce. In questi sotterranei, a cui si può accedere come in una cripta attraverso la chiesa, ci sono diversi vani, un pozzo e una vasca, con resti paleo-cristiani, usati forse anticamente per il battesimo. Sulla facciata troviamo una nicchia che racchiude un bel gruppo statuario che raffigura la santa Famiglia. All’interno ci sono diverse opere interessanti, affreschi e quadri ad olio riguardanti san Giuseppe. Nelle vetrate lo vediamo rappresentato come Patrono della Chiesa, Specchio di pazienza e nella fuga in Egitto. Sotto la mensa troviamo scritto in latino: “hic erat subditus illis” (qui era loro sottomesso). Basta questa frase a rendere quanto mai sacro e significativo quel luogo dove, ci si può facilmente immaginare, sono vissuti Gesù, Giuseppe e Maria, e rimane indimenticabile. Ci fa piacere che da alcuni anni il nostro santuario di San Giuseppe Vesuviano custodisce come reliquia preziosa una piccola pietra della Casa di Nazaret, suggello visibile di uno spirituale gemellaggio nel nome del nostro santo che unisce la terra del Vesuvio con quella di Galilea.