domenica, luglio 30, 2006

ATTI DEL VII SIMPOSIO

domenica, luglio 23, 2006

IL SANTUARIO DEI GIUSEPPINI


L'Osservatore Romano, organo della Santa Sede, in occasione della festa di san Giuseppe, ha pubblicato un articolo dal titolo “San Giuseppe Vesuviano: il santuario dei Giuseppini del Murialdo”. In effetti la congregazione ha accolto quest’opera, avviata da mons. Giuseppe Ambrosio, già nel 1928 come un “dono tra i più graziosi e preziosi”, secondo la dichiarazione di p. Girolamo Apolloni (superiore generale del tempo) che tra l’altro definisce “splendido” il Tempio in costruzione. Se nel corso degli anni sono sorte altre chiese dedicate al nostro santo in diverse località e se si è espresso il desiderio da parte del Capitolo generale di promuovere santuari giuseppini in ogni nazione in cui si è presenti, è pur vero che il primo in ordine cronologico e il santuario “per eccellenza” rimane il nostro di S. Giuseppe Vesuviano. Ha ragione allora il giornale vaticano a mettere quel titolo e abbiamo ragione noi qui a fare altrettanto.Guardando al futuro e al nuovo anno che comincia, è forte il proposito di un rilancio del nostro santuario, che ha bisogno di nuovi spazi, di specifica programmazione, di rinnovata considerazione, di restauro e di completamento, ma che anche ha buone carte in regola per andare avanti e svolgere un suo ruolo che va al di là della pastorale parrocchiale e giovanile e supera l’ambito locale. E’ un compito inscritto nel suo sorgere, forse più chiaro nel passato che adesso, e che non si deve perdere. La nostra “VOCE di san Giuseppe” sta appunto a ricordarlo. Ci si può domandare se oggi, in una società ampiamente secolarizzata, è ancora il tempo di andar dietro a santuari e devozioni di una volta. Eppure il pellegrinaggio può essere proposto come momento forte di riscoperta dello spirito, tanto più per la maggiore mobilità e facilità di viaggiare da un lato, e per l’accresciuta necessità di ritrovare gli spazi e i luoghi della fede dall’altro. Che poi la devozione al nostro santo sia ridotta a una “devozioncella superata” è piuttosto un discorso tutto da vedere. Inseriamo la figura di san Giuseppe nel mistero di Cristo e della Chiesa, nei problemi di oggi e dell’attuale globalizzazione, della famiglia e del lavoro, e ne ridiscutiamo.
Auguri allora a tutti, ai laici e ai consacrati, alle singole famiglie e alla congregazione dei Giuseppini, nei Paesi vicini e lontani, per un cammino di fede e di pace, benedetto dal Signore che ci ama e dal nostro santo che ci accompagna sempre.

Angelo Catapano

domenica, luglio 16, 2006

MODELLO VALIDO PER TUTTI - Intervista a p. JESUS CASTELLANO, dottore di teologia e spiritualità, recentemente scomparso

Al termine dell’anno del Rosario, quale “consegna” abbiamo davanti?

Prima di tutto una Lettera apostolica che lascia un segno nella storia della devozione mariana. Prima di tutto per la bella rivisitazione della preghiera del Rosario, diventata con la lettera del Papa preghiera contemplativa, preghiera di grande spessore cristiano e mariano, scuola di vita e proposta sempre nuova di apprendimento del Vangelo. D’altra parte il fatto di aver inserito definitivamente e come novità i misteri luminosi del Rosario ha dato anche a questa devozione uno slancio di rinnovamento e lascia anche una eredità per il futuro. Sarebbe bene che non siano dimenticate alcune delle semplici e suggestive lezioni della lettera del Papa e che il Rosario sia sempre più una preghiera recitata e vissuta con lo spessore di contenuti teologici che sono quelli dei misteri e di profonda pietà personale e comunitaria.

Non è piuttosto trascurato il ruolo dello Sposo di Maria?

La figura di Giuseppe appare nei tre ultimi misteri gioiosi. Sarebbe bene metterne in luce la sua presenza nella meditazione che può accompagnare ogni mistero, sulla scia del testo biblico enunciato che certamente fa una allusione alla presenza di Giuseppe, una

presenza viva, contemplativa, provvidenziale. Natale, presentazione al tempio, ritrovamento di Gesù nel tempio di Gerusalemme sono misteri anche di Giuseppe.
Penso che con una certa creatività, specialmente nei santuari dedicati a San Giuseppe, si potrebbero, sulla base dei testi biblici, proporre alcuni misteri complementari del Rosario e meditarli per sottolineare la comunione di Giuseppe con Maria e Gesù. Eccone alcuni: L’annunzio a Giuseppe. Giuseppe accoglie Maria come sua Sposa. La presenza di Giuseppe nel Natale di Gesù. Il sogno di Giuseppe e la fuga in Egitto. Il ritorno a Nazaret con Gesù sottomesso a Giuseppe e Maria. Maria e Giuseppe ritrovano Gesù nel tempio di Gerusalemme. Il mistero della famiglia di Nazaret.

Quale posto occupa Giuseppe nella spiritualità del Carmelo?

Per le sue origini palestinesi Giuseppe è stato oggetto di devozione e anche di racconti leggendari nella spiritualità del Carmelo primitivo. Secondo alcuni la sacra famiglia di Nazaret sarebbe andata al Monte Carmelo per visitare i figli di Elia, i carmelitani dell’Antico Testamento!
Ha dato un impulso particolare alla devozione a San Giuseppe Santa Teresa di Gesù che si è sentita guarita dalle sue malattie, quando era giovane monaca, per l’intercessione dello Sposo di Maria ( Vita cap. 6). Per questo ha intuito in lei un possente protettore ed un maestro di preghiera, immaginando il suo rapporto schietto e semplice con Gesù nella famiglia di Nazaret. Forse un’intuizione preziosa per capire come per Teresa la preghiera è una semplice, spontanea conversazione con Dio, come era il conversare di Giuseppe con Maria e Gesù a Nazaret. Nella vita della santa ci sono delle belle esperienze mistiche nelle quali Giuseppe è presente accanto alla Vergine Maria. Il Signore stesso ha ispirato Teresa a dedicare il primo monastero della Riforma a San Giuseppe.
Da qui nasce tutta una tradizione carmelitana che considera Giuseppe come protettore del Carmelo, economo spirituale dell’Ordine, maestro di preghiera e di vita spirituale.
L’Ordine aveva una festa propria della Protezione di San Giuseppe, ora scomparsa dal Calendario liturgico. Un Carmelitano spagnolo è l’autore degli inni liturgici di San Giuseppe in latino: Te Joseph celebrent…A Valladolid abbiamo un centro di Studi Giuseppini con una delle migliori biblioteche specializzate su San Giuseppe.
Sono appena alcuni spunti sulla devozione del Carmelo Teresiano verso lo Sposo di Maria.

Cosa proporresti agli amici del nostro Santo?

Prima di tutto occorre approfondire il mistero di Giuseppe nel Vangelo. Mi affascina la sua figura di persona totalmente dimentica di sé, totalmente votata al mistero del Figlio e della Madre, anche con la totale sottomissione della sua persona e dei suoi piani personali. E’ una persona che vive la sua “vocazione”, la sua chiamata con una fedeltà impressionante. Una vocazione che è proposta di Dio ad un suo servo, quindi ad una persona alla quale si affida e della quale si fida.
Vive quindi il suo mistero, il piano che il Signore ha preparato per lui e quindi anche la fedeltà a questo disegno fino in fondo, quasi facendo solo da sfondo alla paternità di Dio Padre e alla protezione dello Spirito Santo su Cristo e la Vergine. Una semplice intuizione trinitaria lo mette in rapporto semplice con le tre persone divine: immagine del Padre, padre putativo del Figlio, ma anche suo protettore ed educatore, insieme a Maria, trasparenza dello Spirito Santo per Maria e per Gesù.
La vocazione di Giuseppe è una vocazione di comunione, legata a Cristo e a Maria. Crescono insieme, soffrono e gioiscono insieme. Una vocazione di unità totale, d’intesa spirituale e di cammino spirituale percorso insieme, fino al momento in cui Giuseppe scompare dal nostro sguardo… Questo Giuseppe, che accetta anche la morte del suo io per il servizio di Dio, vive in maniera anticipata il mistero pasquale di Gesù, come più tardi lo vivrà il Battista. E’ un cristiano e un uomo mariano, nel più intimo della sua esistenza.
La vita di Nazaret, che nella teologia spirituale antica e moderna è considerata come una tappa di maturità della vita spirituale dei cristiani, suppone la fedeltà nella quotidianità, nella storicità del tempo e dello spazio, del lavoro e delle vicende della famiglia.
Tutto questo suppone una vita eroica, un modello sempre attuale, un’immagine dell’umiltà e della mitezza, della contemplazione e del lavoro. Un esempio impareggiabile di comunione di vita con Cristo e con Maria.
Ma proprio perché modello di santità del quotidiano, valido per tutti, San Giuseppe diventa maestro di santità universale, maestro di preghiera come comunione con Cristo e Maria, validissimo intercessore affinché anche noi possiamo percorrere la sua via di santità: santità della vocazione vissuta con fedeltà, della comunione nella più grande intimità, del cammino progressivo nella quotidianità.

domenica, luglio 09, 2006

SAN GIUSEPPE SPOSO PADRE EDUCATORE


Il libro si apre con un articolo di p. Giuseppe Danieli: All'origine della Sacra Famiglia. Giuseppe sposo e padre. Spiegando le usanze ebraiche a proposito del fidanzamento e del matrimonio, contemplando gli interventi di Dio nella vita di Giuseppe e di Maria, così come ci sono descritti da Matteo e da Luca, e poi seguendo la vicenda dei due sposi, e soprattutto di Giuseppe, nei loro ruoli di custodi ed educatori di Gesù, e nella dedizione totale alla loro missione, p. Giuseppe ci conduce a contemplare gli inizi del mistero della Redenzione.Le medesime suggestioni bibliche sono ripercorse da p. Gastone Pancotto nel saggio Giuseppe e Maria fidanzati. Attingendo al Cantico dei Cantici, ai Salmi e ad altri passi del Vecchio e del Nuovo Testamento, l'autore ci accompagna, con linguaggio immaginifico, lungo l'itinerario d'amore e di fede dei due fidanzati-sposi.Aldo Cappellotto, sposato e padre di cinque figli, diacono permanente per la diocesi di Vittorio Veneto, ci presenta Giusepe, falegname di Nazareth. Nella storia della salvezza: il suo matrimonio verginale, la sua paternità “legale”, la sua missione, importante agli occhi di Dio, ma umile e nascosta davanti agli uomini (S. Giuseppe: l'uomo “si” al progetto di Dio).Suor Orsola Bortolotto, superiora generale delle Murialdine, legge il mistero di Giuseppe anche alla luce del successivo insegnamento di Gesù e ne coglie la valenza attuale per le persone consacrate, nell'ottica della spiritualità murialdina (Tu lo chiamerai Gesù).
Risulta poi originale e illuminante l'accostamento operato da p. Angelo Catapano tra la vicenda umana e spirituale di S. Giuseppe e quella dell'educatore. Come Giuseppe, l'educatore impara a “non temere” il disorientamento provocato dall'irruzione di Dio, e anche da quella dei giovani, nella sua vita. Accetta di lasciarsi sconvolgere i piani, sa vivere con maturità le prove e le difficoltà, trova nella quotidianità della vita di Nazareth l'ispirazione all'accoglienza, alla fedeltà, alla costanza. Infine, come Giuseppe, egli si prepara al distacco, quando il giovane dovrà e saprà camminare con le sue gambe, costruendosi la sua vita (San Giuseppe, “ottimo educatore”).Giuliano e Titti Pavon, laici del Murialdo, ci propongono la figura di Giuseppe e di Maria con la sensibilità di una coppia di sposi (Fu così che pensammo a Giuseppe).P. Giovanni Milone ha curato invece l'elenco degli Articoli giuseppini di Don Reffo per “La Voce dell'Operaio” dal 1895 al 1925.Il volumetto si chiude con l'intervento di p. Franco Verri: San Giuseppe nella produzione artistica di Enrico Reffo e della sua scuola. Verri compie una rapida carrellata attraverso alcune delle opere che il pittore Reffo e gli esponenti della scuola che da lui prese il nome hanno dedicato a San Giuseppe.

CENTRO STUDI S. GIUSEPPE, San Giuseppe Sposo-Padre-Educatore, Libreria Editrice Murialdo, pp. 142, 5.

domenica, luglio 02, 2006

INATTUALITA' DI SAN GIUSEPPE

Vorrei parlarvi dell'inattualità di San Giuseppe.
Avete capito bene: non dell'attualità, ma dell'inattualità di questo Santo, di quanto sia anacronistico per il tempo e la cultura che respiriamo e di cui viviamo.
A ben guardare, da un certo punto di vista, tutti i santi sono un po' anacronistici: ci mettono davanti valori e scelte di vita davvero fuori moda, del tutto contro corrente: ma sotto questo aspetto mi pare che San Giuseppe li batte tutti.
È, per esempio, uno che non ha mai parlato: è il Padre terreno di Gesù, il Salvatore e Messia, eppure non una parola sua nei Vangeli, non una sentenza.
È il Santo del silenzio.
E anche del nascondimento, dell'umiltà.
Dopo un inizio un po' tumultuoso del suo compito di padre terreno di Gesù – va’ in Egitto e portati il bambino; torna indietro a Nazareth perché il pericolo è passato - nulla si sa più di lui. se non che, quando Gesù ebbe 12 anni, fece un po' tribolare suo padre e sua madre perché sparì per tre giorni stando ad ascoltare e ad insegnare fra i dottori del tempio.
Poi più nulla. Non sappiamo poi più nulla di San Giuseppe, se non che Gesù stette nella sua bottega di falegname fino a circa trent'anni, quando iniziò la sua vita pubblica.
Non ci è detto quando Giuseppe morì, né come; non appare mai comunque nella vita pubblica di Gesù.
Una vita ordinaria, assolutamente feriale; senza il clamore della cronaca, senza il pregio della notorietà, senza il suggello del successo.
Che attualità può avere un uomo del genere per un mondo e una cultura dove sembra che il successo, la notorietà e il clamore siano valori quasi assoluti, dove l'apparire sembra più importante che l'essere?
Inattuale, San Giuseppe, inattuale.
E poi, per quel poco che ne sappiamo, il paradigma fondamentale della sua vita fu l'obbedienza. Cioè l'atteggiamento di fondo per cui lui trovò il senso della vita e la sua pienezza non andando a disegnarsi i suoi giorni come a lui meglio piaceva, e valutandoli a seconda della sua convenienza e del suo piacimento, ma ricevendoli ogni giorno come dono e mistero dalla mano di Dio, e cercando di entrare con amore e generosità in un senso che Altri dava di giorno in giorno alla sua vita, senza chiedere di più, senza pretendere di più.
Fece dell' obbedienza una virtù e un senso: e non fu un' obbedienza facile, ma vissuta nel mistero, io credo anche nel dubbio talvolta o nell' angoscia (la pagina del vangelo che abbiamo appena letto ne è una prova).
Come presentare un uomo così, un Santo così a noi che cerchiamo senso e soddisfazione nel" self made men", nel costruirci da noi stessi il nostro destino, senza mendicare risposte altrove che in noi, senza voler dipendere da nessuno, senza dovere nulla ad altri?
Ed infine, e qui siamo davvero nel paradosso, quest'uomo fu un vergine nel senso pieno della parola, pur essendo sposo della Vergine Maria. .
E non credete ad una certa iconografia che ce lo presenta; come un vegliardo che fu accanto a Maria più come custode della Verginità di lei che come marito e sposo.
Era un uomo nel pieno del suo vigore, che seppe amare pienamente ed intensamente e Maria e Gesù, ma senza chiedere nulla per sé, consapevole di essere alla presenza di un mistero che lo superava e disposto per questo ad ogni sacrificio.
Come presentare il valore della verginità e la sua bellezza e la ricchezza della testimonianza di San Giuseppe quando - lo sappiamo - i nostri pensieri, le nostre scelte vanno in tutt' altra direzione?
Insomma questo santo è assolutamente fuori moda: impresentabile.
Che mai può dire San Giuseppe al nostro mondo pieno di convulsioni frenetiche e di chiasso, di smania di protagonismi, di eccessi di ogni genere sbandierati come normalità, di affermazione puntigliosa dei diritti dell'io, di sessualità vissuta senza pudore, senza amore e senza tenerezza?

Eppure ora io vi chiedo - perché so della vostra intelligenza e della vostra sensibilità - il coraggio di un confronto onesto e sincero della vostra vita, delle vostre scelte e dei vostri desideri con questo modello.
Vi chiedo di accettare la vita di questo uomo, di questo Santo come una provocazione.
Perché quel che ci fa ricchi dentro e quel che ci avvicina alla Verità non è il rapporto con idee, mentalità e testimonianze che omologano e giustificano i nostri comportamenti, ma, soprattutto il confronto con ciò che mette in rilievo il limite del nostro pensare e del nostro vivere.
Un limite, del resto, che noi forse talvolta avvertiamo, quando assumiamo la responsabilità di qualche momento di riflessione un po' meno superficiale; quando più ci pesa la fatica di indossare ogni giorno maschere per nasconderci a ciò che siamo veramente e per apparire agli altri come le convenzioni impongono; quando, anche nelle relazioni con gli altri e con noi stessi sentiamo che ci stiamo buttando un po' via e avvertiamo nostalgia di purezza e di innocenza.
San Giuseppe è una provocazione, che contesta il nostro limite, ma anche che ci consente di onorarlo, perché si presenta a noi come un cammino fatto di onestà intellettuale e morale.
È così inattuale, così impresentabile la figura di questo Santo da essere, io credo, assolutamente necessaria per tutti noi, all'interno delle nostre certo diverse esperienze di fede e di vita.
Necessaria al nostro cammino verso la verità tutta intera, che Lui Giuseppe ha avuto vicino in Cristo Gesù.
Si può anche pregare Dio, invocando San Giuseppe: ci sono altri santi che, nella loro fede e nella loro preghiera, hanno fatto l'esperienza di una intercessione così potente di San Giuseppe da affermare, come Santa Teresa d'Avila, che ogni preghiera rivolta a Dio per sua intercessione sempre è stata accolta.
Io prego San Giuseppe per tutti voi, quasi facendo a lui il nome di ciascuno: perché ciascuno è un figlio caro al cuore del Padre, un figlio come Gesù, caro al cuore di Giuseppe.


Mario Aldegani