giovedì, marzo 26, 2009

SENTIRSI FIGLI DI GIUSEPPE


La Chiesa celebra la Solennità di San Giuseppe sposo della Beata Vergine Maria e Patrono della Chiesa universale

◊ La Chiesa celebra oggi la Solennità di San Giuseppe, sposo della Beata Vergine Maria e Patrono della Chiesa universale. Figura sulla quale poco riferiscono i Vangeli, offre tuttavia una grande testimonianza di vita cristiana. Accettando il mistero dell’Incarnazione, Giuseppe emerge come uomo di fede, premuroso nei riguardi della sposa e del Figlio, coraggioso nelle difficoltà, umile ed infaticabile lavoratore. Su di lui si sbizzarriscono gli apocrifi, mai accettati dalla Chiesa perché frutto di fantasie popolari volte a legare eventi prodigiosi alla vita di quel discendente di Davide chiamato a condividere il sì di Maria.


Al microfono di Tiziana Campisi, padre Angelo Catapano, giuseppino, direttore del Centro Studi San Giuseppe di Roma, suggerisce come guardare a San Giuseppe secondo la Tradizione della Chiesa cattolica:
R. – E’ il modello di tutti gli educatori, di coloro che sono vicini ai ragazzi, ai giovani di oggi. E’ il santo giusto, il modello del giusto, potremmo dire così, riprendendo la definizione del Vangelo di Matteo. E’ colui che insegna la vera giustizia, che è l’impegno a fare quello che Dio vuole. E’ il santo inserito al centro del mistero dell’Incarnazione proprio per questa sua disponibilità a fare quello che Dio gli domanda addirittura nei suoi sogni e che gli sconvolge tutta la vita.

D. – In particolare la figura di Giuseppe richiama quella del genitore, la figura paterna. Che cosa suggerisce oggi ai padri?
R. – Veramente tanto. Oggi noi soffriamo degli attacchi alla famiglia e soprattutto alla paternità, anche quando si parla di coppie di fatto, di fecondazione artificiale, ed emerge questa assenza del padre e del senso dell’autorità, del rispetto, dell’obbedienza, dell’ascolto di una generazione verso l’altra.

D. – Come recuperare dalla Tradizione la devozione a San Giuseppe?

R. - E’ importante per tutta la Chiesa riconoscere in lui quel titolo di Patrono della Chiesa universale e sentirci, in qualche modo, una famiglia legata nel soprannaturale dalla fede e in cui vogliamo vedere, nell’amore vicendevole, il riflesso della Santa Famiglia costituita da Gesù, Maria e Giuseppe. Ogni cristiano, ogni credente, dovrebbe sentirsi figlio di Giuseppe e figlio di Maria, e sentire tutti e due accanto a noi come compagni di viaggio nel mondo di oggi. Vogliamo custodire Cristo in noi, vogliamo difendere Gesù nel mondo, anche davanti alla scristianizzazione odierna, e abbiamo proprio bisogno di un modello come Giuseppe.

(Radio Vaticana, 19.3.2009)

mercoledì, marzo 18, 2009

UNA GUIDA INSOSTITUIBILE



Non c’è presepio, nemmeno il più piccolo, in cui non ci sia. Eppure la tentazione di considerarlo una specie di “controfigura” resta sempre dietro l’angolo. Invece san Giuseppe è una guida insostituibile per entrare davvero nel mistero dell’incarnazione. Vale la pena, dunque, provare a riscoprire tutto lo spessore di questa figura. “Giuseppe non è un personaggio secondario nel grande avvenimento della nascita del Salvatore; vi ebbe una parte vera, positiva e fondamentale”, commenta padre Agostino Montan, docente alla Pontificia Università Lateranense, che da buon Giuseppino del Murialdo col padre putativo di Gesù ha un debito particolare. “Collocare Giuseppe nel presepe – spiega – significa ricordare a tutti il suo modo di servire umile e maturo, significa ricordare la sua partecipazione alla vicenda straordinaria della salvezza. San Bernardo amava dire che la grandezza di Giuseppe di Nazareth è consistita nel fatto di aver custodito i più preziosi tesori di Dio Padre, il Verbo incarnato e la sua santissima Madre”. Personaggio centrale. Ma nei Vangeli non pronuncia nemmeno una parola. “Il suo è un silenzio che non accettiamo facilmente – risponde padre Montan -. Ci infastidisce. Giovanni Paolo II, nell'esortazione apostolica del 1989 Redemptoris custos sulla figura e la missione di San Giuseppe, riflette a lungo su questo silenzio e ne offre una spiegazione interessante. Quello di Giuseppe, annota il Papa al numero 25, è un silenzio che svela in modo speciale il profilo interiore della sua figura. E’ l'uomo dell'interiorità, l'uomo capace di vivere in una profonda contemplazione. In quotidiano contatto col mistero divino, supera inquietudini e paure. Fa quanto gli viene chiesto dall’Angelo dimostrando una disponibilità del tutto simile a quella di Maria». Ed è un atteggiamento che lo porta lontano. «Questa sua capacità d'interiorità­ - continua il religioso - fa entrare Giuseppe nel giusto rapporto con gli uomini e con le cose. Non è un .visionario, ma un uomo giusto, favorito da una singolare vocazione più che da sogni meravigliosi. Giusto cioè credente: sa vedere la presenza di Dio anche negli avvenimenti più inspiegabili della storia». In silenzio, dunque, ma non in disparte. «Rivolgendosi a Giuseppe Dio sa di parlare con lo sposo della Vergine di Nazareth - aggiunge padre Montan -. Il legame sponsale tra Maria e Giuseppe non è mai messo in questione. Non è un semplice espediente per risolvere qualche problema pratico; va preso in tutta la sua verità, come direttamente prestabilito da Dio. Giuseppe non si è trovato per caso a essere padre di Gesù. Egli entra a far parte di una nuova famiglia che trae origine solo dall'iniziativa divina». E’ dentro questo rapporto che il mistero del Natale ci invita a entrare. E allora è bello accostarsi al presepe con lo sguardo di Giuseppe. Scoprire che anche nella nostra vita c'è un Gesù Bambino da prendere in braccio e custodire. Magari dopo qualche notte non troppo tranquilla. «In san Giuseppe - conclude Montan - si trovano i tratti evangelici che sono richiesti ai cristiani e alla Chiesa di tutti i tempi: ascolto della Parola di Dio e disponibilità assoluta a servire fedelmente la volontà salvifica di Dio, rivelata in Gesù».

Giorgio Bernardelli

(Avvenire)

venerdì, marzo 06, 2009

SAN GIUSEPPE A GENOVA


C’è una bella chiesa di san Giuseppe a Genova, di costruzione recente, nel quartiere di Quarto, località Priaruggia. E’ ubicata in posizione alquanto nascosta, stretta tra viuzze e palazzi, ma entrandovi desta sorpresa per l’effetto armonioso che ha acquisito con i lavori di restauro eseguiti nel 2000. L’ampia navata è abbellita dalle fasce a righe chiare e scure dei pilastri, secondo la tipica tradizione genovese. Un ciclo di grandi quadri, dipinti dal giuseppino Gianfranco Verri, è disposto sulla parte superiore delle pareti laterali. Vi si rappresentano le tappe principali della vita di san Giuseppe, a cominciare dall’annunciazione dell’angelo e dallo sposalizio con Maria, al Natale, alla circoncisione e agli altri eventi della sua storia; vi troviamo quindi raccolta “la via di Giuseppe”, l’itinerario che il nostro santo ha percorso e che propone come modello di santità a tutta la Chiesa. Il tutto converge verso l’altare e il presbiterio, il tabernacolo e il crocifisso. Nell’abside, in alto al centro, ha trovato opportuna collocazione anche un’originale statua di san Giuseppe. E’ opera di Guido Galletti in marmo bianco di Carrara, modellata nel 1969. Raffigura il nostro santo che in forma dinamica porta Gesù sorreggendolo sulla spalla e guardandolo, mentre il Bambino saluta con la mano, fiero e contento. Sulla base è scolpito in latino: “Mostraci, o Giuseppe, il re della Chiesa universale” (Regem universae Ecclesiae ostende nobis Joseph). L’immagine è quanto mai eloquente di come il nostro santo rappresenti “l’ostensorio vivente” del Signore. La chiesa, rinnovata, potrebbe diventare santuario diocesano di san Giuseppe. Commenta il parroco don Giuseppe Bernardini: "La proposta di istituire la nostra chiesa quale santuario cittadino dedicato a San Giuseppe ha una fonte assai autorevole in quanto è stata suggerita dallo stesso cardi­nale Arcivescovo. Io ho solamente colto il suggerimento ricor­dando che San Giuseppe di Priaruggia è già la chiesa commemorativa del Conci­lio Ecumenico Vaticano II per volere del cardinale Giuseppe Siri. In quest'otti­ca, il titolo di Santuario completerebbe, inoltre, quel paziente lavoro di approfon­dimento teologico che conti­nua oramai da molti anni e che si è già concretizzato, nell'azione pastorale, nella pubblicazione del commen­to alla "Redemptoris custos", nella realizzazione dei quadri della chiesa raffi­guranti la Sacra Famiglia, e nel coinvolgimento di tanti fedeli, anche al di fuori della parrocchia, soprattutto con l'iniziativa, che si ripete ogni anno, dell'invio delle lettere a tutte le persone residenti in città che portano il nome di Giuseppe il cui momento culminante è l'invito a parte­cipare alle celebrazioni in onore del Santo patrono il 19 marzo. La proposta della istituzione della chiesa a santuario cittadino, inoltre, per la nostra città che è dedi­cata a Maria, penso sia un segno di completamento, in quanto San Giuseppe è anch'egli patrono di Genova già dalla metà del 1600”.