lunedì, dicembre 20, 2010

GIUSEPPE L'UOMO NUOVO


CITTA' DEL VATICANO, domenica, 19 dicembre 2010 (ZENIT.org).- Riportiamo le parole pronunciate questa domenica a mezzogiorno da Benedetto XVI recitando la preghiera mariana dell'Angelus dalla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano insieme a varie migliaia di pellegrini riunite in Piazza San Pietro.
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Cari fratelli e sorelle!
In questa quarta domenica di Avvento il Vangelo di san Matteo narra come avvenne la nascita di Gesù ponendosi dal punto di vista di san Giuseppe. Egli era il promesso sposo di Maria, la quale, "prima che andassero a vivere insieme, si trovò incinta per opera dello Spirito Santo" (Mt 1,18). Il Figlio di Dio, realizzando un’antica profezia (cfr Is 7,14), diventa uomo nel grembo di una vergine, e tale mistero manifesta insieme l’amore, la sapienza e la potenza di Dio in favore dell’umanità ferita dal peccato. San Giuseppe viene presentato come "uomo giusto" (Mt 1,19), fedele alla legge di Dio, disponibile a compiere la sua volontà. Per questo entra nel mistero dell’Incarnazione dopo che un angelo del Signore, apparsogli in sogno, gli annuncia: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati" (Mt 1,20-21). Abbandonato il pensiero di ripudiare in segreto Maria, egli la prende con sé, perché ora i suoi occhi vedono in lei l’opera di Dio.
Sant’Ambrogio commenta che "in Giuseppe ci fu l’amabilità e la figura del giusto, per rendere più degna la sua qualità di testimone" (Exp. Ev. sec. Lucam II, 5: CCL 14,32-33). Egli – prosegue Ambrogio – "non avrebbe potuto contaminare il tempio dello Spirito Santo, la Madre del Signore, il grembo fecondato dal mistero" (ibid., II, 6: CCL 14,33). Pur avendo provato turbamento, Giuseppe agisce "come gli aveva ordinato l’angelo del Signore", certo di compiere la cosa giusta. Anche mettendo il nome di "Gesù" a quel Bambino che regge tutto l’universo, egli si colloca nella schiera dei servitori umili e fedeli, simile agli angeli e ai profeti, simile ai martiri e agli apostoli – come cantano antichi inni orientali. San Giuseppe annuncia i prodigi del Signore, testimoniando la verginità di Maria, l’azione gratuita di Dio, e custodendo la vita terrena del Messia. Veneriamo dunque il padre legale di Gesù (cfr CCC, 532), perché in lui si profila l’uomo nuovo, che guarda con fiducia e coraggio al futuro, non segue il proprio progetto, ma si affida totalmente all’infinita misericordia di Colui che avvera le profezie e apre il tempo della salvezza.
Cari amici, a san Giuseppe, patrono universale della Chiesa, desidero affidare tutti i Pastori, esortandoli ad offrire "ai fedeli cristiani e al mondo intero l’umile e quotidiana proposta delle parole e dei gesti di Cristo" (Lettera Indizione Anno Sacerdotale). Possa la nostra vita aderire sempre più alla Persona di Gesù, proprio perché "Colui che è il Verbo assume Egli stesso un corpo, viene da Dio come uomo e attira a sé l’intera esistenza umana, la porta dentro la parola di Dio" (Gesù di Nazaret, Milano 2007, 383). Invochiamo con fiducia la Vergine Maria, la piena di grazia "adornata di Dio", affinché, nel Natale ormai prossimo, i nostri occhi si aprano e vedano Gesù, e il cuore gioisca in questo mirabile incontro d’amore.
[Il Papa ha poi salutato i pellegrini in diverse lingue. In Italiano ha detto:]
Saluto infine con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i fedeli provenienti dalle diocesi di Ozieri, Sassari e Nuoro, come pure i ragazzi e i giovani della parrocchia di San Luigi Gonzaga in Roma. A tutti auguro una buona domenica e un sereno Natale nella luce e nella pace del Signore.

domenica, dicembre 05, 2010

UNA GRAZIA PER LA NOSTRA CHIESA


Desidero testimoniare una grande grazia ottenuta dal Signore per intercessione di san Giuseppe.
Il 9 marzo 2009 abbiamo ricevuto una diffida dai vigili del fuoco a causa di un’abbondante caduta di intonaci dai cornicioni della nostra chiesa Gesù Divin Lavoratore al rione Tamburi di Taranto. Non era la prima volta, ed eravamo giustamente preoccupati, essendo questi crolli a rischio e pericolo delle persone dalla parte della strada e anche dei bambini dalla parte interna dell’oratorio. Già da qualche anno si trascinava il problema senza trovare soluzione, a causa delle scarse risorse della nostra parrocchia, che è di periferia, popolare, operaia, e non mancano degrado e disoccupazione. Avevamo chiesto aiuto a molti, in varie direzioni e in particolare allo stabilimento siderurgico dell’ILVA, dove noi Giuseppini siamo cappellani di fabbrica da 25 anni, ma ricevendo sempre dinieghi. Il giorno dopo, il 10 marzo, cominciava la novena di san Giuseppe; alla gente abbiamo detto: preghiamo chiedendo la grazia per il restauro della nostra chiesa. E’ bastato questo ed abbiamo avuto una telefonata: viene l’ingegnere addetto per valutare il lavoro da farsi. Ed ecco che nella data del primo maggio, festa di san Giuseppe lavoratore che abbiamo eletto a festa della nostra parrocchia, arriva la notizia direttamente dal nostro vescovo: Il gruppo Riva, proprietario dell’Ilva, si fa carico dei lavori. Un intervento che si presenta notevole e complesso: restauro, manutenzione straordinaria, consolidamento, intonacatura, pulitura e pitturazione. La nostra chiesa, per quanto sia grosso modo un capannone, è ampia ed alta. Prima, da agosto a dicembre, viene sistemato l’esterno, a cominciare dai tetti, alle fiancate e alla facciata. Poi l’interno, tra settembre e novembre del 2010. Ora, grazie ai vivaci colori parietali, si presenta rivestita a nuovo: è molto più sicura, vivace e luminosa. Il 13 novembre è avvenuta l’inaugurazione presieduta dall’arcivescovo mons. Benigno Papa. Infine abbiamo fatto il pellegrinaggio al santuario di San Giuseppe Vesuviano il 20 novembre: abbiamo manifestato alla Provvidenza, tramite il nostro santo, la riconoscenza dovuta; senza di lui, non saremmo riusciti a fare nulla.

Padre Angelo Catapano