venerdì, luglio 25, 2008

SAN GIUSEPPE AD ASTI


La chiesa, casa madre degli Oblati di san Giuseppe, risalente a un secolo fa, si presenta in stile composito che richiama neogotico e romanico. La facciata, a mattoni scoperti, ha un bel portale d’ingresso sormontato da una nicchia contenente la statua del Patrono e un curioso campanile centrale. L’interno è a tre navate, suddivise da colonne e archi, su cui corre un elegante matroneo. L’altare maggiore presenta una bella pala con la raffigurazione di san Giuseppe che presenta il bambino Gesù, di cui è autore Piero Dalle Ceste della scuola Reffo di Torino. Commenta il Verri: “E’ concepito come una grande icona. Il santo ha la maestà d’un sovrano e sostiene come vivente ostensorio il Bambino Gesù. Al vertice del fondale d’oro raggiante, una corona regale è sostenuta da due angeli. Altri angeli disposti simmetricamente ai lati reggono testi sacri e simboli del santo”. La crociera e le navate laterali sono arricchite da vari dipinti, in buona parte opera di Franco Verri, Giuseppino del Murialdo. A sinistra è collocata in una cappella la tomba del santo fondatore mons. Giuseppe Marello. E’ un luogo raccolto e ben curato, che favorisce la preghiera e la meditazione. Caro alla congregazione degli Oblati, questo santuario rimane il cuore del “movimento Giuseppino”, che da qui viene rilanciato, centro di devozione e di irradiazione del carisma marelliano. Organo di stampa e diffusione è il periodico “Joseph”.

venerdì, luglio 18, 2008

S. FAMIGLIA A BARCELLONA


Il Tempio della Sacra Famiglia a Barcellona in Spagna vanta una storia straordinaria, costruita pietra su pietra e ancora non completata. Ne è ispiratore il beato Giuseppe Manyanet, fondatore dei “Figli della Sacra Famiglia”. Il giorno di san Giuseppe del 1882 viene posta la prima pietra di quello che sarà un imponente monumento “espiatorio” in onore della Santa Famiglia e in particolare di san Giuseppe. L’estroso architetto Antonio Gaudì lega la sua stessa esistenza al compimento dell’opera (ci lavorerà per 43 anni) e presenta un progetto grandioso a croce latina e pianta basilicale, con 5 navate (3 nella crociera), cibori fino a 170 metri d’altezza, 3 facciate ognuna con 4 torri campanarie alte circa 100 metri (rappresentanti i 12 apostoli). Nel 1894 realizzata la cripta si inizia l’ardita facciata della Natività, posta a levante con i pinnacoli svettanti al cielo e 3 portali raffiguranti le virtù teologali; più tardi al centro vi saranno collocate le statue raffiguranti Giuseppe e Maria e la nascita del Bambino Gesù. Segue un periodo di stasi per la morte di Gaudì nel 1926 in un incidente, poi la guerra civile e la dittatura franchista. Nel 1954 si avvia la costruzione della facciata della Passione, ultimata nel 1976, a cui deve seguire ancora quella della Gloria.
Il completamento dell’intera opera, che merita da sola la visita alla città catalana di Barcellona in Spagna, è tuttora in corso; le impalcature e le gru si confondono ormai da un secolo con le parti terminate. L’architettura originale, di ispirazione neogotica e naturalistica, ritenuta un esempio riuscito di “medioevo moderno”, con le sue forme plastiche e le sue linee geometriche, i suoi simbolismi e i suoi colori, ne fanno un mosaico e un monumento unico al mondo. Il 150° anniversario della nascita di Gaudì ha richiamato nel 2002 i riflettori su questo genio di architetto, che si è fatto povero per amore e ha dato la sua vita per quest’opera d’arte e di fede. Negli ultimi anni si era adattato addirittura a vivere nel cantiere; non amava mettersi in mostra ed era convinto che l’artista dovesse essere come un monaco. E’ cresciuta la sua fama di santità ed è stata l’occasione per aprire il suo processo di beatificazione. Non gli mancavano di certo carità e devozione. Anche nei riguardi del nostro santo nutriva un amore spiccato, tanto da fargli ripetere l’espressione, davanti all’impresa intrapresa, di dimensioni e di costi tali che diventa difficile concludere: “solo san Giuseppe in persona riuscirà a portare a termine quest’opera!”.

giovedì, luglio 10, 2008

SAN GIUSEPPE AL TRIONFALE


L’incontro tra il beato Luigi Guanella, fondatore dei Servi della Carità, con il Papa Pio X porta alla posa della prima pietra nel 1909 del più grande Tempio di san Giuseppe a Roma, che viene edificato nel quartiere Trionfale, nei pressi del Vaticano. Sappiamo come il medesimo Pontefice – non dimentico del suo nome di battesimo (Giuseppe Sarto) - è particolarmente vicino anche al nostro santuario di S. Giuseppe Vesuviano e al suo fondatore, nei difficili anni del suo sorgere e nell’avvio dell’accoglienza agli orfani. Il periodo storico della sua edificazione infatti è più o meno lo stesso, o appena una decina d’anni dopo. Questa chiesa romana, la cui costruzione il Papa Pio X aveva sempre seguito con paterna e amorevole partecipazione – si racconta che sovente ne osservava i lavori dall’alto delle Mura Vaticane - nonché con il suo continuo soccorso finanziario, fu inaugurata nel 1912. L’architetto autore del progetto e direttore dei lavoratori era Aristide Leonori, assai noto per la sua competenza artistica e per i suoi sentimenti religiosi; chiamato più tardi per il campanile di Pompei, verrà anche a S. Giuseppe. Come primo parroco fu nominato don Aurelio Bacciarini, ora Servo di Dio. La “Pia Unione del Transito di S. Giuseppe” venne eretta canonicamente nel 1913 e l’anno seguente il Papa la approvò come “primaria”, cui avrebbero dovuto aggregarsi le altre Pie Unioni similari che fossero sorte nel mondo. Solo attraverso alcuni decenni, tra soste nelle opere di abbellimento e alterne imprese nei lavori di completamento e ampliamento, il Tempio è venuto assumendo l’aspetto attuale, che si presenta con un interno a tre navate particolarmente arioso e sontuoso, grazie alle offerte degli associati alla Pia Unione sviluppatisi in tutto il mondo.
Si segnalano le tappe principali: la decorazione del presbiterio e del soffitto eseguita da Conti negli anni ’20; il quadro della morte di san Giuseppe nell’abside dipinto dal Ballerini; la facciata, l’altare maggiore, le cappelle del Sacro Cuore e della Madonna della Provvidenza, e il prolungamento della chiesa tra gli anni ’30 e ’50; la composizione dei mosaici parietali e dell’arco trionfale, l’allestimento dell’organo (anni ‘60); la costruzione della crociera, gli altari a S. Pio X e al beato Guanella, le pitture di Consadori (anni ‘70). Paolo VI ha dato al santuario il titolo di diaconia cardinalizia e di basilica minore. Nel quartiere e a Roma la chiesa è punto di riferimento specialmente per la processione e la festa del Patrono; è tuttora diffusa la tradizione popolare delle frittelle e dei bigné di S. Giuseppe. La Pia Unione dei morenti ha compiuto il suo novantesimo di fondazione e conta decine di migliaia di iscritti. Il sostegno della congregazione dei Guanelliani non è venuto meno. La rivista mensile “La santa Crociata in onore di san Giuseppe”, con la sua notevole tiratura, diffonde ampiamente nel mondo la devozione al nostro santo. Qui si è svolto anche il VI Simposio di studi su san Giuseppe. Risulta questo dunque uno dei centri di “irradiazione giuseppina” più importanti, sia in Italia che a livello internazionale.