MONTREAL

Il più grande santuario di san Giuseppe è stato innalzato nel secolo scorso a Montréal in Canada, per la forte devozione verso il nostro santo di un religioso umile e povero della Congregazione della Santa Croce. Si tratta di fratel Andrea Bessette, vissuto dal 1845 al 1937 e beatificato nel 1982, immortalato anche nel transetto del nostro santuario di S. Giuseppe Vesuviano dal dipinto di Favaro. Un po’ come per padre Pio, molta gente accorreva da tutte le parti “all’Oratorio” (inteso secondo l’etimologia come luogo di preghiera) per incontrarlo, raccomandare i malati e pregare san Giuseppe. Il suo compito era di fare semplicemente da portinaio di un collegio, ma la porta da lui aperta conduceva ognuno e ogni problema alla confidenza sconfinata in Dio e nell’intercessione del nostro santo, con il quale aveva instaurato una vera e propria amicizia. Il moltiplicarsi delle guarigioni, nel corpo e nello spirito, per più di trent’anni gli ottennero (insieme a persecuzioni) fama di uomo di Dio e di taumaturgo. I miracoli che avvenivano erano da lui attribuiti apertamente al santo del suo cuore: “S. Giuseppe può sanare le ferite, può far camminare gli storpi, può far vedere i ciechi, può far alzare i paralitici…”! In segno di fede e per lenire le sofferenze si è diffusa la pratica dell’olio di san Giuseppe.
Nel 1896 – da notare la coincidenza con la posa della prima pietra del nostro santuario – si acquista il terreno dove edificare una chiesa in onore dello Sposo di Maria. Nel 1904 si costruisce una prima cappella, ma già tre anni dopo viene realizzata un’ampia cripta abbellita da artistiche vetrate sugli episodi della vita di san Giuseppe; tra gli anni ’20 e gli anni ’60 in posizione elevata sulla collina, che si sale con gradinate da un esteso piazzale, è stata edificata in mezzo al verde l’attuale grande basilica, sormontata da una cupola imponente (con stile ispirato al Brunelleschi), capace di contenere oltre 2000 persone. Per i numerosi “ex voto” per grazia ricevuta, si allestisce un’intera Cappella votiva, dove brillano 10.000 lampade davanti alla statua di san Giuseppe, invocato nei suoi appellativi: Speranza dei malati, Patrono dei morenti, Modello dei lavoratori, Protettore della Chiesa, Sostegno delle famiglie, Terrore dei demoni, Custode dei vergini, Consolatore degli afflitti. Sulla montagna nel 1951 si sono disposte le stazioni in marmo della Via Crucis. Recentemente si è aperto pure un museo, che raccoglie oggetti preziosi, pitture e presepi. La rivista “L’Oratoire” tiene legati i devoti sparsi nel mondo. La Basilica di san Giuseppe a Montréal ben suggella visibilmente il patrocinio speciale del nostro santo sul Canada, che risale storicamente già al Seicento.
Nel 1896 – da notare la coincidenza con la posa della prima pietra del nostro santuario – si acquista il terreno dove edificare una chiesa in onore dello Sposo di Maria. Nel 1904 si costruisce una prima cappella, ma già tre anni dopo viene realizzata un’ampia cripta abbellita da artistiche vetrate sugli episodi della vita di san Giuseppe; tra gli anni ’20 e gli anni ’60 in posizione elevata sulla collina, che si sale con gradinate da un esteso piazzale, è stata edificata in mezzo al verde l’attuale grande basilica, sormontata da una cupola imponente (con stile ispirato al Brunelleschi), capace di contenere oltre 2000 persone. Per i numerosi “ex voto” per grazia ricevuta, si allestisce un’intera Cappella votiva, dove brillano 10.000 lampade davanti alla statua di san Giuseppe, invocato nei suoi appellativi: Speranza dei malati, Patrono dei morenti, Modello dei lavoratori, Protettore della Chiesa, Sostegno delle famiglie, Terrore dei demoni, Custode dei vergini, Consolatore degli afflitti. Sulla montagna nel 1951 si sono disposte le stazioni in marmo della Via Crucis. Recentemente si è aperto pure un museo, che raccoglie oggetti preziosi, pitture e presepi. La rivista “L’Oratoire” tiene legati i devoti sparsi nel mondo. La Basilica di san Giuseppe a Montréal ben suggella visibilmente il patrocinio speciale del nostro santo sul Canada, che risale storicamente già al Seicento.